Brasile: un Mondiale di umiltà e sacrificio..

Questi giorni del luglio meno soleggiato di sempre verranno ricordati come quelli del campionato mondiale di calcio meno suggestivo degli ultimi decenni. La qualità del calcio espresso ha lasciato molto a desiderare perché le stelle milionarie sono state in evidente crisi d’umiltà e sacrifici e sono uscite anticipatamente con le proprie nazionali, dell’unico fuoriclasse arrivato fino in fondo, l’argentino Messi, nessuna traccia, ha deluso pure lui.

A mio modesto parere i perché di ciò sono testé stampigliati nel titolo, ma mi inchino alle sentenze di quelli che ne capiscono: “le condizioni climatiche l’hanno fatta da padrone, correre con 30 gradi di temperatura ed in presenza di un’umidità, che in certe giornate sfiora l’80%, non è semplice”; i calciatori più noti, soprattutto brasiliani e argentini, si pensava non dovessero soffrire tanto, provengono da quelle latitudini per cui avrebbero dovuto emergere almeno atleticamente in quell’ambiente così ostile a noi europei, invece no.
Germania, Olanda, Francia e persino il “povero” Belgio hanno fatto la loro bella figura correndo dietro al pallone con umiltà e sacrificio giocandosi i quarti di finale e lottando come matti per 90 minuti, supplementari compresi; come abbiamo visto addirittura due delle quattro semifinaliste calcano i campi erbosi del vecchio continente ove si sa si gioca col fresco da settembre a maggio e con i 30 gradi si boccheggia persino smazzando a tresette al bar.
Come mai? Dov’è finita la proverbiale supremazia sudamericana vista da sempre in quegli stadi graticola nelle competizioni internazionali d’oltreoceano? A mio modesto parere, ripeto, le condizioni climatiche c’entrano eccome ma soprattutto vale il particolare che i calciatori sudamericani, a differenza di un recente passato, ora soffrono quanto quelli europei l’afa e quel gran caldo in quanto là non ci stanno più, non sono più in forza al River Plate argentino o al Santos brasiliano perché da un buon decennio giocano nei club europei; Premier League inglese, Liga spagnola, Bundesliga tedesca, campionato italiano, addirittura la Premier-Liga russa sono strapieni di ‘stelle e stelline’ brasiliane, argentine, colombiane, messicane, uruguage, algerine e africane, questi atleti mica son più abituati a giocare col caldo e con gli ingaggi da nababbi che percepiscono forse han perso la voglia di sacrificarsi, infatti i più hanno toppato.
Vero è però che brasiliani strafavoriti dai pronostici sono naufragati in una assurda semifinale colpa la scellerata tattica imposta dall’allenatore Scolari, un’accozzaglia di giocatori senza idee, il solo Neymar unico fuoriclasse non è mai bastato a dar la scossa, perdippiù nella partita decisiva contro la Germania era lui assente per infortunio; gli argentini, forti dell’altro fenomeno in campo, Messi, se la sono cavata non senza patemi e si giocheranno la finale contro la corazzata tedesca, non sarà una passeggiata soprattutto se “la pulce”, così è soprannominato il campione argentino, continuerà a non impressionare come ha fatto finora.

Di contro hanno infatti brillato nazionali minori, giocatori più umili e ‘stimolati’ dal miraggio di essere notati da qualche grande club e far fortuna all’estero, come quella del Cile eliminata per un niente agli ottavi di finale dopo tempi supplementari e calci di rigore dal Brasile, quella Messicana pure lei fuori agli ottavi contro l’Olanda; addirittura ai quarti di finale se la son giocata quelli della Costa Rica, dopo supplementari e rigori contro l’Olanda e la nazionale colombiana, pur eliminata, ha fatto un figurone sempre ai quarti contro il Brasile.
Il perchè di ciò, nel caso delle nazionali più titolate come per quelle di minor caratura tecnica, è presto spiegato anche da chi, come me, non è un tecnico di calcio parlato, ma di calcio giocato sì; senza essere mai stato citato da nessun quotidiano sportivo in merito alle mie (scarse) gesta calcistiche, limitate alle partite amatoriali con gli amici, so che senza “gambe” nel calcio non si hanno grandi risultati, senza un’ adeguata preparazione atletica a calcio non si corre, dunque si perde.
Ho l’impressione che, anche in Italia, si dia troppa importanza all’abilità tecnica individuale ed alla tattica, se non si corre invece gli squilibri con gli altri 10 competitor saranno sempre evidenti; dalle nostre parti videocassette e/o video conferenze per studiare l’aspetto tattico della squadra avversaria sono all’ordine del giorno prima di qualsiasi weekend di gara, questo accade nei ritiri dei club “premier” come nelle salette delle compagini di provincia.
Lo confermano anche i “rumours” che trapelano sottovoce dalle trasferte europee dei nostri ragazzi delle nazionali giovanili, pochi allenamenti e molto “lavoro” didattico, risultato? Troppa fatica da sopportare, sforzo fisico immane rispetto ai pari età d’oltralpe francesi, tedeschi o inglesi che siano; il sovraccarico tecnico e tattico è evidente, i nostri ragazzi maldestramente vengono rimpinzati di info teoriche anziché sudarsi la convocazione a suon di “allunghi” e scatti sul campetto di allenamento.

Non mi ha sorpreso quindi se gli ‘altri’ a questo mondiale brasiliano hanno reso meglio di noi…, abbiamo tutti visto la nazionale di Prandelli ‘sgonfia’ e scarica già nella partita con la Costarica, ove c’era bisogno di strabiliare atleticamente dopo il successo contro l’Inghilterra, per mettere in cassaforte la qualificazione: invece no, già non ne avevamo più; di contro gli “undici di San Josè” di sicuro avranno visionato un po’ dei nostri, ma hanno badato a giocare con umiltà e sacrificio, ma soprattutto a correre

Vas

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About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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