Carenza d’acqua, la solita miopia della politica italiana

Tutto detto e ripetuto, da parte di “quelli che dicono di saperne”, sulla battaglia che si deve condurre contro il cambiamento climatico e il riscaldamento globale; il caso specifico riguarda la gestione, il recupero, la produzione, la dispersione dell’acqua e di come questo “oro blu” lo utilizziamo con le nostre reti idriche colabrodo che in alcune zone del Paese hanno un tasso di dispersione superiore al 50% e, sopratutto, sulla mancanza di una “visione” sui perchè non utilizzare l’acqua marina che circonda il Paese come invece fanno da tempo altri.

Fa rabbia la miopia della nostra politica che sembra non voler leggere alcuni numeri, ad esempio quello dell’abisso di metri cubi di acqua desalinizzata su cui possiamo contare in Italia (400 milioni) a confronto dei 6 miliardi di metri cubi della Spagna grazie all’installazione di più di 700 impianti; gli esempi poi si sprecano se leggiamo oltre, come i progetti per dissetare una città come Las Vegas o dell’area mediorientale dove è la norma utilizzare impianti di dissalazione per ottenere acqua ad uso e consumo di una moltitudine di usi civili e industriali, per non infierire poi sulle disattenzioni politiche nell’uso diverso di quattrini (nostri) che hanno escluso finanziamenti a vantaggio degli invasi di conservazione dell’acqua, sopratutto al Norditalia, che se oggi vi fossero consentirebbero di stare un pò meglio e non rischiare invece di imboccare la strada dei razionamenti d’acqua per città, campi e stalle.

Tutta l’Italia è stretta dalla morsa del caldo africano che prosciuga da mesi gli invasi e abbassa i livelli di fiumi e laghi, l’esempio emblematico propinatoci dai media è riferito al fiume Po con l’insinuarsi del cuneo salino a monte del suo delta dovuto ad una drastica diminuzione della portata di acqua dolce da monte, che sta minando le rese del comparto agricolo; le ultime rilevazioni indicano in una fascia di una trentina di chilometri la zona in cui al posto dell’acqua dolce si trova quella salata, colpa questa anche dovuta al fenomeno della subsidenza innescata dalle trivellazioni in Alto Adriatico che nei decenni hanno “abbassato” il livello dei terreni padani finiti col tempo ben al di sotto del livello del mare.

Dal comparto “aiuti” poche le novità per danni da siccità all’oggi stimati da Coldiretti in 3 miliardi di euro, come a ricordare agli “addetti ai lavori” della politica la ripetività di questa calamità purtroppo non nuova e che già nel 2021 unita al gelo tardivo pregiudicò l’annata agraria, un atto d’accusa rivolto sopratutto ai contributi pubblici erogati in presenza di eventi catastrofali che non coprono a sufficienza; il mercato assicurativo di riassicurazione/coassicurazione sembra d’altronde voler gradualmente “disimpegnarsi” dal rischio catastrofale in merito al peggioramento del quadro meteoclimatico dovuto a gelo, siccità, alluvione, ecc, mentre srvirebbe l’esatto contrario ossia un Fondo di Mutualizzazione e/o una rete di sicurezza data anche per l’Agricoltura dall’obbligatorietà di una polizza.

Potremo fatalisticamente sperare che le impietose previsioni meteo delle prossime settimane non si avverino? Forse si, ma è imperdonabile non aver fatto nulla per prepararsi ad un’emergenza annunciata come invece hanno fatto altri partner europei quando in tempi non sospetti hanno agito; peggio ancora colpisce l’illusione, da parte della politica miope di Governi, Regioni e Comuni, di risolvere con misure “tampone” problemi di natura strutturale e che hanno bisogno di radici storiche come quello di limitare le perdite della rete idrica nazionale o quello di dare servizio ai milioni di cittadini che in assenza di depuratori scaricano le acque sporche direttamente nei fiumi e nei mari, oppure quello di considerare l’anomalia della (quasi) totale assenza di impianti di dissalazione per un Paese come il nostro che per la sua metà è storicamente in deficit idrico, aspetti questi che perciò fanno dell’Italia la (solita) “Cenerentola” che sta scivolando verso i livelli delle economie più arretrate dove una calamità come la siccità non è vista come un’emergenza, come invece dovrebbe essere vissuta, ma come un problema col quale abituarsi a convivere.

Giuseppe “vas” Vassura

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About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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