Russi, bielorussi (e scozzesi), l’erba di Wimbledon non è mai stata verde per tutti.

Tre settimane per decidere chi sarà “dentro o fuori” l’edizione 2022 del torneo di tennis all’All England Law and Crocquet Club a Wimbledon, di Rafa Nadal si dice in Spagna che dopo l’ennesima vittoria al Roland Garros di Parigi di pochi giorni fa potrebbe prendersi una pausa (anche di riflessione) sia per non traumatizzare ulteriormente un piede malconcio sia per bypassare la politica presa dagli organizzatori del torneo londinese definita buona nelle intenzioni ma pessima nell’esecuzione, in merito l’esclusione di atlete e atleti russi e bielorussi; da quì la decisione delle associazioni mondiali delle tenniste (WTA) e tennisti (ATP) di non assegnare (e/o difendere) punti al torneo, con le critiche già fioccate dai big (Djokovic e Osaka) che non si sono fatte attendere in quanto a detta loro la non assegnazione di punti si ripercuoterebbe sulla mentalità dell’atleta che si esalta nel vedere il ranking salire vincendo partite e passando turno dopo turno a incamerare punti e non come potrebbe succedere dove si potrebbe giocare sull’erba di Church Road “soltanto” per esibirsi.

Come conseguenza dell’invasione russa (sostenuta dalla Bielorussia) in Ucraina, è stato deciso dagli organizzatori del torneo di Wimbledon, di comune accordo con il governo britannico, di escludere tennisti/e russi/e e biolorussi/e anche da tutti gli altri tornei del Regno Unito, a cominciare dal n°2 del mondo Medvedev, seguito da Rublev (n°8), Chacanov (n°26), Karatsev (n°30), Ivanshka (n°44) e altri, sebbene gli stessi dichiaratamente contro la guerra, in campo femminile “out” per le bielorusse Sabalenka (n°4) e Azarenka (n°18), la russa Pavlyuchenkova (n°15), ecc.; questo per limitare l’influenza globale russa (con tutti i mezzi a disposizione) per escludere vantaggi che ne potrebbe trarre dal coinvolgimento (successo sportivo) di loro atlete/i. Questa la “mission” ufficiale del comitato di gestione del torneo all’All Englad Club di Wimbledon per non consentire l’uso del tennis per “promuovere” il regime russo, decisione inglese unilaterale che ha creato come detto condanna da parte delle due organizzazioni (WTA e ATP) del tennis mondiale che hanno perciò pensato quest’anno di “degradare” il ricco torneo inglese a solo evento esibitivo.

Che ai soci dell’icona tennistica mondiale che è Wimbledon, vecchia di un secolo e mezzo ed in piena tradizione britannica, piaccia da sempre far di testa propria è risaputo ed è da ciò che l’abbigliamento di gara è sempre stato tassativamente “white”, al pari dell’autarchica tradizione del tè alle 17, come la domenica di metà torneo dove il “circolo” rimane chiuso e non si gioca, fino al (quasi) snobbismo verso il ranking mondiale di atleti/e in sede di stesura dei tabelloni di gara, d’altronde Wimbledon è Wimbledon e può permettersi di essere la “eccezione” che conferma la regola di quanto possa essere importante, quanto limitante (e oneroso) perseguirla come la predilezione della superficie di gioco (erba naturale) per uno sport che va nella direzione opposta; nei decenni la consuetudine delle “fragole con panna – strawberries and cream -” è diventata il marchio di fabbrica più “chiacchierato” al mondo nei 15 giorni del torneo dove “per un minimo di dieci” si sborsa qualche sterlina, fragole buonissime, senza fallo a decine di tonellate provenienti esclusivamente dalle stupende fattorie del Kent, un vero miracolo agrotecnico considerato il pazzo meteo della regione che a volte può imporre di metter su il piumino a luglio.

Unico nella sua eccezionalità così ben poco “very british” è stato Andy Murray, forte tennista scozzese quanto guascone dal carattere pungente, peraltro scampato all’eccidio di 16 suoi compagni di scuola uccisi da un folle. Dopo decenni di insuccessi britannici, una decina di anni fa Murray alla vittoria ci andò vicino e dopo aver perso fu citato dai media inglesi solo come uno scozzese qualunque (sconfitto), disse allora malinconicamente che l’erba dell’All England Law and Crocquet Club non era così verde per “tutti”, e che solamente con un successo gli inglesi (forse) si sarebbero degnati di salutarlo come un loro “pari”….. proprio per questo non si dimenticò di rimarcarlo in conferenza stampa l’anno dopo quando trionfò sul “centrale” contro il numero uno del mondo.

Giuseppe “vas” Vassura

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About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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