Le “cose estranee” (di tutti i giorni) che affossano il progresso

Impossibile quantificare e qualificare le facce della crisi di una nazione come l’Italia spaccata in due com’è (il Nord un pò meglio del Sud), con i “tre cardini” della società civile (giustizia-scuola-sanità) che funzionano poco e male, coi detenuti in attesa di giudizio, l’abbandono scolastico e le corsie degli ospedali intasate (emergenze escluse); l’Italia di oggi è infatti un Paese immerso in una miriade di “cose estranee” che affossano il progresso sponsorizzando di contro una modernità di facciata fatta d’altro, come ad esempio il rapporto di cellulari ogni 100 abitanti con neanche un italiano su due che legge libri oppure il record europeo delle ore passate ogni giorno davanti alla Tv.

Di tante di queste cose insieme è fatta la cronicità della nostra crisi, lo dicono le spiagge piene e le montagne pullulanti di sciatori come tante “cicale” a sentirsi superiori e capaci di guardare oltre gli orizzonti gretti e limitati delle “formiche”, che (si sa) sono viste come quelle persone che non sanno vedere al di là del proprio io e del proprio tornaconto; spirito di laboriosità (formica) quanto quello di pensatore e artista (cicala) sono accomunati alle tante (troppe) “cose estranee” figlie dello scoraggiamento generale che guadagna sempre più terreno, che sfocia nel sentimento di sfiducia tangibile nelle conversazioni tra interlocutori diversi nei dibattiti, volte a cercar di “annacquare” l’idea sempre più serpeggiante che senza una giustizia giusta, senza una scuola che insegna e senza la sanità che non cura più, per l’Italia non ci sarà più speranza. Come a ricordare come il passato si è poco legato al presente e come esso possa legarsi positivamente ad un futuro, a parte che serva a dare il nome ad una nazionale di calcio e a pagare gli interessi sul debito pubblico.

Al memorandum delle crisi non è bastato raccontare la bella favola europeista che a volte è solo servita a riempire il vuoto pragmatico e l’inettitudine di tanti, ci vorranno in futuro segnali coraggiosi anche di discontinuità e mutamento perchè sfortunatamente continuando così non si diminuirà il debito pubblico, non si raddoppierà la Salerno-Reggio Calabria, nè si diminuiranno tasse nè spesa pubblica, non si elimineranno le mafie dal traffico dei rifiuti, non si costruiranno le carceri e non si introdurrà la meritocrazia nel cento luoghi dove è necessario, insomma continuando così si “tirerà a campare” rivitalizzando quel sottobosco politico pronto a dare quattrini solo agli amici degli amici, mentre si dovrebbe mirare a ben altro di cui il Paese ha bisogno.

Purtroppo storicamente l’Italia è sempre stata abituata a “sopportare” crisi dato che da decenni si confronta con esse, non è una gran consolazione e finora non ha mai goduto delle loro opportunità, questo perchè è sempre stata alla finestra a guardare un fenomeno su cui è sembrato non esserci alcuna possibilità d’azione e rimanendo costantemente impegnata a preparare (e sognare) un futuro che non è mai arrivato se non sottoforma di ulteriori crisi; prova ne è che l’Italia delle frenesie e della fiducia nel futuro (boom economico) dei grandi sogni utopici (sessantotto) e della rivoluzione tecno-informatica, che ben prima e sopratutto dopo “Lehmann” è come scomparsa dai radar.

Altro che Draghinomics o approcci keynesiani, oggi serve luce !  Serve cambio di passo e riforme al di là delle domande pre-elettorali di routine: …dove sono finiti i soldi? I nostri, quelli della nazione, quelli dei lavoratori?… Ed è ora di finirla con tutte quelle “cose estranee” che hanno bannato direttamente l’occupazione, i redditi e la crescita col rischio di affossare il progresso, che finora è esattamente quello che è successo.

Giuseppe “vas” Vassura

 

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About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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