Fosse Ardeatine, la memoria (corta) delle ricorrenze che (invece) contano

Il ricordo del passato sembra che oggi non conti più, invece le ricorrenze sono importanti e ancor di più per le generazioni giovanili, che non c’erano, a monito di un (tragico) passato che mai più deve tornare; l’eccidio delle Fosse Ardeatine a Roma ad esempio, di cui ricorre in questi giorni il 75° anniversario, che è stato uno dei più tragici gesti di rappresaglia nazista in seguito l’attentato di Via Rasella contro le truppe d’occupazione tedesche.

Dai media invece più notizie su Benito Mussolini ed il centenario della fondazione dei “Fasci di Combattimento” (23 marzo 1919) in quel di piazza San Sepolcro (Milano), poche le righe a ricordo la strage “simbolo” della furia nazista presso la cava romana vicino alla via Ardeatina, luogo giustamente per questo diventato monumento, dove dopo l’esecuzione dei 135 civili e militari italiani si consumò anche il (misero) gesto di occultarne i cadaveri.

E’ forse anche per questo poco edificabile trend mediatico degli ultimi anni, che colpevolmente “dimentica” certi ricordi del passato, che l’aria è cambiata nei giovani (ma anche in qualche meno giovane) che dichiarano che certe “giornate” sono fatte solo per regolare i conti con qualche altro italiano erede del tragico passato in una voglia (patologica) a contrapporre un po’ tutto: per scontri sociali, religiosi o linguistici, per fattori politici e ideologici, repubblica VS monarchia, laici VS cattolici, fascisti VS antifascisti, comunisti VS anticomunisti.

Qualcuno dà la colpa al passato perché a memoria d’uomo in Europa non c’è mai stato nessun partito così maldestro e incapace come i nostri socialista e popolare, gli unici in grado di costituire una maggioranza solida e salvare la “baracca” negli anni ’20, ma che invece fallirono in capacità e virtù, a parole e fatti, e per conquistare il potere bastarono 35 deputati fascisti; iniziativa questa che all’inizio passò (quasi) inosservata ma che purtroppo destinò l’Italia a quel ventennio di nazionalismo espansionista antidemocratico che finì come era logico finisse ovvero in un mare di guai, una tragedia politica, sociale ed economica di cui ancora oggi ne paghiamo le conseguenze.

In Sudafrica abolita l’apartheid a suon di botte e omicidi fra bianchi e neri, “dopo” non ci si è più pensato e a regolare i conti nemmeno, e pure ai tempi di Kennedy quando ancora esistevano le “panche” divise; oggi il “capo” è Trump e non mi sembra che la minoranza bianca tema che concittadini ispanici, asiatici e neri possa far loro alcunchè!

Uno dei motivi invece per cui noi italiani non facciamo “squadra” e siamo (da sempre) spaccati in due credo sia perché non abbiamo mai visto il nostro Stato come un SUPER PARTES, come un potere neutro, a cominciare dai media, soprattutto stampa e Tv.

E’ d’altronde sotto gli occhi di tutti, anche degli osservatori internazionali, quanto maldestra e incapace è stata finora la nostra classe dirigente che continua a non fare politica con la “P” maiuscola che anticipa all’oggi quello che sarà il domani e padrona di quella capacità di dare risposte ai problemi dei cittadini.

Giuseppe “vas” Vassura

About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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