Chi è dentro è dentro, chi è fuori (è) sta fuori

Gli specialisti del pentagramma in fatto di “muri” sono stati i Pink Floyd, l’album “The Wall” (1979) è una sciccheria rock, una vera e propria icona in ambito musicale e parla dell’isolamento mentale (un muro) che può crearsi un individuo per le cause più diverse, non solo legate alla vita famigliare e sociale; col brano “Another Brick in the Wall” invece la band inglese cercò di far intendere ai fan la loro riluttanza alla popolarità, ottennero invece l’effetto opposto in quanto il pezzo non fece altro che aumentare il loro successo.

Come a dire che in fatto di “muri” a volte non ci si azzecca e quasi sempre il fine, ovvero l’isolamento che ne dovrebbe conseguire, non viene raggiunto perché le barriere (da sempre) sono fatte solo per essere scavalcate; la storia d’altronde insegna che c’è sempre stato qualcuno che ce l’ha fatta, facendoci un buco, passandoci sopra o sotto, a destra o a sinistra, evadendo tutte le misure di sicurezza.

Strana coincidenza che nel quarantennale dell’album “The Wall” non si parli d’altro, da quello più chiacchierato fra Usa e Messico di 3.000 km. che Trump vuole allungare, a quello messicano per tener fuori immigrati indesiderati che provengono da sud-est; che dire poi dei 175 k. di reticolati alti tre metri e mezzo che gli ungheresi hanno eretto per chiudere il confine con la Serbia dopo che la generazione dei loro padri e nonni hanno sognato per una vita di abbatterli?

Più “datati” ma sempre attuali sono quello delle due Coree (fortunatamente in fase di dismissione) e quello algerino sul confine libico eretto per proteggere traffici d’armi, droga e schiavi mentre una vera e propria frontiera cementificata gli Emirati Arabi Uniti hanno eretto in Oman, così come il Pakistan che addirittura ne ha eretti due: uno lungo la frontiera con l’India di 3.000 km. ed un altro che lo separa dall’Afghanistan (2.400 km.), senza infine dimenticare i muri fra Uzbekistan e Tagikistan, dotati di sensori e video sorveglianza armata e la “barricata” fra Thailandia e Malaysia eretta dalla prima per impedire ai terroristi islamici di raggiungere il proprio territorio.

Non si parla invece di barriere a difesa del proprio territorio, come fu il primo muro eretto nella storia moderna ovvero la muraglia cinese, in Irlanda del Nord; laggiù a Belfast e dintorni i muri sono davvero insuperabili e avvelenano da sempre la convivenza fra cattolici e protestanti, quartiere per quartiere, strada per strada, casa per casa.

La speranza è l’ultima a morire ma chi si augura (come me) che muri e barricate non dovrebbero mai più sorgere, farà bene ad usare il condizionale in quanto la realtà dice il contrario perché la maggior parte dei muri esistenti è stata realizzata nel giro degli ultimi decenni e ciò lascia poco spazio alla speranza di un futuro di convivenza pacifico.

Giuseppe “vas” Vassura

About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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