“King” Roger, simply the best

Quando Roger Federer annuncerà l’abbandono sarà forse ricordato come il tennista più grande, di sicuro l’estetica di quel suo rovescio a una mano sola lo ricorderà a lungo.

Prima della sua “entrata in scena” erano solo maratoneti tutta forza agonistica, come lo svedese Bjorn Borg, l’argentino Guillermo Vilas o l’americano Andre Agassi, con qualche eccezione del calibro del romeno Ilie Nastase, lo statunitense John Mc Enroe o lo svedese Stefan Edberg; oggi a dettar legge malgrado i malanni dell’età è solo la forza psicofisica del cyborg-tennis, come quello dello spagnolo Rafael Nadal e del serbo Novak Diokovic anche se ultimamente quest’ultimo è in crisi di risultati, il futuro del tennis che verrà sarà invece in mano alla “next generation”, una banda di ragazzini delle etnie più disparate che un recentissimo torneo-esibizione milanese ha messo in mostra.

Il ritiro di “King” Roger ancora non si pronostica con certezza, troppo recenti sono i suoi successi sull’erba di Wimbledon (2017) e sul cemento degli Australian Open (2018) per porre fine ad una favola che lo vede ancora ai vertici della classifica dei migliori professionisti del tennis mondiale, ma l’anagrafe avanza impietosa e l’addio alle competizioni internazionali prima o poi avverrà e non farà bene a questo sport; il sublime impatto della sua fida “Wilson” con la pallina gialla ha infiammato il pubblico di uno sport “very very british” tutto silenzi, sorrisi e sospiri e da sempre parco di coinvolgimenti emotivi come di contro avviene invece in altre discipline agonistiche come calcio, basket, volley, ecc.

Le giocate dello svizzero sono l’essenza sublime del tennis, quelle che i maestri delle S.A.T. (Scuole di Addestramento Tennis) insegnano per settimane alle bimbe e bimbi dai sei anni in poi, dal romano (Vip) Circolo dei Parioli al romagnolo C.T. Alfonsine: “servizio-diritto-rovescio-passante-smash”, tutto questo splendidamente e con una facilità disarmante ha da sempre espresso Federer, ne sono stato (fortunato) testimone oculare tanto sui campi in terra rossa del Foro Italico a Roma in occasione degli Internazionali d’Italia quanto sull’erba di Wimbledon, uno spettacolo!

In futuro forse assisteremo ad altre fiammate e forse vincerà ancora come è successo a Borg ritiratosi a soli 25 anni dopo aver vinto (quasi) tutto o come Ivan Lendl classe 1960 che riuscì a vincere un torneo a trentatre anni o come Pete Sampras vittorioso pure lui ultratrentenne; da buon svizzero invece, quando deciderà di porre la parola fine al tennis giocato, credo che Federer non cederà alle sirene (e ai dollari) di un rientro “flop” come è purtroppo successo ad altri che hanno “barato” con l’età e le illusioni, il tennis per lui è stato (ed è tuttora) tutto, e il tennis gli basterà anche se fuori dalle competizioni internazionali.

Si sa che i record son fatti per essere battuti ed anche se all’orizzonte ancora nessuno si presume capace di riuscire, prima o poi succederà; “King” Roger è stato (e lo è tuttora) più a lungo di tutti numero 1 del mondo, quello che ha vinto il maggior numero di partite Slam, l’unico che ha alzato per otto volte il trofeo di Wimbledon e vinto il 28 gennaio 2018 il suo sesto Australian Open raggiungendo così una delle imprese più significative nella storia di questo sport.

Se oggi la sua storia sportiva infinita dovesse concludersi sarebbe per tutti una sorpresa visto le sue ultime performance in campo, per il bene di questo “movimento” Federer farà perciò bene a deliziare ancora a lungo le platee, anche se non lo vedremo più giocare una finale di un torneo “Slam”.

Ho letto recentemente sulla stampa specializzata che in tanti farebbero a gara per “aggiudicarsi” il titolo di coach per allenarlo in caso di débâcle psico-fisica, ci sono quelli che in tal (malaugurato) caso gli vorrebbero restituire “gli occhi di tigre” e chi ancora rimetterlo solo “in forma”; ma dopo quello che ha “fatto” e una bacheca piena di trofei alta dieci piani, che gli insegni a “King” Roger, un fenomeno di 37 anni che già lui non sappia?

Giuseppe “vas” Vassura

 

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About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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