Autofobia e indottrinamento per l’angelo del focolare

Strano ma vero, l’imposizione del velo alle donne in pubblico non si diffuse in qualche remota provincia afgana ma bensì nella culla della nostra civiltà occidentale ossia l’Atene democratica che impose alle loro donne di “distinguersi” così da tutte le altre; da quelle persiane o siriane ad esempio che, senza imposizioni sessiste del genere, godevano a quei tempi di ben più alta considerazione sociale.

Quello contro le donne è stato uno di più antichi e radicati pregiudizi che il genere umano abbia potuto esprimere, come a dire che il “tutto fra uomini” è meglio dell’irrecuperabile deficienza dell’essere femminile in tutti i campi, dell’etica, della morale, della politica e della società.

Le donne ci hanno però messo del loro per ridefinire questi canoni d’identità e soggettività, troppo spesso a sminuirsi rispetto al maschio in una sorte di autofobia indotta da secoli di indottrinamento; oggi fortunatamente non è più così, l’angelo del focolare del terzo millennio non ha più paura della solitudine né patemi di autostima e questo è un bene per la società in cui viviamo.

Autonomia, responsabilità, senso del dovere e capacità di trasmettere valori come ed ancor più dei maschi, le donne oggi trasmettono alle comunità, ed ancor più ai loro figli, una tenacia e un’ambizione che in tempi di crisi come quelli che viviamo non è poco; anche se in gran parte ancora lavorano a casa, e questo non da un grande esempio di realizzazione professionale, navigano in rete relazionando non solo su acquisti online ma anche a videorecensionare prodotti acquistati. Un percorso evolutivo questo di quelle che non si accontentano troppo di una vita poco movimentata e che ha visto ad esempio un esercito di “mamme videobloggers” valutare come usare media diversi per raccogliere e condividere informazioni esprimendo eccellenza di autoimprenditorialità.

Da qui si evince che alle donne non è stato assegnato dalla natura il compito di sacrificarsi, farsi dominare, guidare e correggere, segno di una atavica debolezza e irresponsabilità tanto da ancora considerarle come delle minorenni a vita ed incapaci di decidere del proprio futuro; è bastato, ma servirà più coraggio, abbandonare le fragilità che spesso accompagnano la disistima per essere capaci di reagire alle passività che possono sopraffare, senza reprimere i propri istinti e soprattutto senza lasciare all’altro sesso il compito, come avviene oggi, di esprimere la violenza nei loro confronti.

In linea con la Convenzione di Istambul il nostro Parlamento sta operando in materia di legge su temi diversi, come quello di sostenere donne o minori coinvolti nella fase processuale o dove finalmente si riconosce e si definiscono le violenze compiute entro le mura di casa da mariti, amanti, fidanzati, ecc. Rassicura pensare che tutto ciò le renderà ancora più sicure ma gli allarmi sociali connessi con l’aumento dei reati verso le donne non danno tregua e ciò la dice lunga di quanta strada c’è ancora da fare a proposito, a partire dalla mancanza di luoghi attrezzati nei Tribunali dove oggi le donne devono ancora attendere l’udienza fianco a fianco con l’aggressore.

Per le donne del terzo millennio le paure di solitudine, suffragate da anni di indottrinamento sessista, non fanno più parte del proprio corredo cromosomico ma le leggi che autorizzano ancora usanze tribali in tanti Paesi del terzo mondo contro i loro diritti fanno orrore; sono queste “zone grigie” dove civiltà e progresso si sono fermati e dove colpevolmente sono ancora le autorità religiose che possono legiferare in tema di famiglia avversando drammaticamente i diritti essenziali di spose e bambine.

Giuseppe “vas” Vassura

About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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