La cinica parodia del potere televisivo

I riflettori si sono da poco spenti sulla fortunata serie televisiva a stelle e strisce di Games of Throne, storia di casate che si battono per il potere dei sette regni, che del passatoha visto una sorta di “stagnazione” nelle ultime puntate del 2016 ma che ha mantenuto le promesse nel 2017, intrighi da tragedia greca e vendette sanguinarie di matrice shakesperiana fra le terre di Westeros (ovest) ed i territori di Essos (est).


Drammi e “commedie” per una sopravvivenza di potere che richiama tanto l’attualità politica “de noaltri” in un avvincente gioco di scissioni, attrazioni, respingimenti, sotterfugi, violenze sessiste ed arte del malaffare, ma l’aspetto più sorprendente della serie tv americana, fatte le debite differenze “temporali”, è proprio questa coralità di intenti che il Re di Spade intraprende per venir a capo dei suoi tanti problemi di potere; infatti da un’attenta lettura in chiave odierna balza agli occhi quanto nella strategia del dominio sia determinante il cinismo, come a dire che “Al gioco del trono o si vince o si muore”, metafora mai nei secoli passata di moda di un mondo (poco) immaginario perennemente in conflitto.

Fin dalla prima stagione quando la guerra fra i sette regni era alle porte, causata dagli intrighi dei membri di Casa Lannister, la serie televisiva è stata zeppa di vicende politico-religiose dove presenze del passato hanno fatto riemergere paura e terrore verso il futuro, in pratica questo mondo fantasy sembra la fotocopia “attualizzata” di ciò che la tv ci propina, fedele specchio del quotidiano con cui abbiamo a che fare che in tanti casi, complice lo share, denota una totale mancanza di sensibilità morale.

Come d’altronde gli “attori” che vi vivono come il giovane Re Jon Snow ad esempio, così introverso quanto carismatico intriso di una rigidità morale maniacale che non lo fa scendere mai a compromessi, che a volte è frustrante; vizioso e intelligente, brutale e veritiero, seguace di percorsi di potere tanto somiglianti a quegli “schemi” (anche politici) che leggiamo sulla stampa e messi su ad arte per guadagnar consensi grazie a complotti, macchinazioni e spinte emozionali.

A riportar tuto nella prevedibilità di una tristezza infinita per ciò che riguarda la contemporaneità della stagione televisiva ci stanno pensando i vari reality trash, le finction nazional-popolari e quelli più in generale “di parola”.

La colpa è dei tanti (troppi) spettatori che devono ancora acquisire consapevolezza per quello che decidono di vedere, vola perciò un Grande Fratello Vip in doppia cifra di share per una noia spaventosa e con protagonisti inesistenti mossi dall’unica smaniosa voglia di apparire, antitesi invece di ciò che potrebbe interessare ossia una specie di gioco delle verità dove si raccontano cose (vere) di cui ci si è resi protagonisti e non un collage di frammenti, citazioni e banalità presi a prestito.

I reality dovrebbero muoversi su un doppio binario fatto di cose “reali”, attrazione, respingimento, sotterfugio e rettitudine raccontati nella loro coralità da un casting di livello senza paure o reticenze con capacità divulgativa e senza mai cedere a lezioni morali; non come quelli attualmente in programmazione dove le cui puntate  sono significative solo quando i partecipanti cominciano a suonarsele.

Per il resto poca roba, Cartabianza a sinistra e Quinta colonna a destra viaggiano con percentuali da fanalini di coda, senza possibilità di decretare vincitori e vinti, unica nota singolare è l’attualità vista da Makkos (Marco D’Ambrosio) che in Skoll in poco più di un quarto d’ora delizia con il meglio e il peggio del “mondo” social network; somiglia molto ad un “Blob” con papere e lapsus ma anche altro, tanto sulle concessioni saudite al permesso per le donne di guidare quanto a scene di bevute in Germania.

Giuseppe “vas” Vassura

 

 

 

About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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