Birdman:
la black-comedy firmata Iñárritu

Non è un film per tutti questo Birdman di Alejandro González Iñárritu che mancava alla regia dal 2010, anno in cui uscì Biutiful. Il regista messicano ritorna nelle sale con un film incredibile per potenza visiva e trama; il film che è stato presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia e rappresenta per Iñárritu un ritorno alla commedia, in questo caso nera.

Nel ruolo del protagonista Riggan Thomson, un uomo in lotta con le proprie ambizioni e alle prese con l’illusione della fama, troviamo un inedito Michael Keaton. Il film è un appassionante viaggio con una regia precisa, un’ottima sceneggiatura e delle grandi interpretazioni (Keaton e Norton su tutti…).

 

Trama

Il protagonista Riggan è un attore hollywoodiano in declino che in passato ha interpretato il ruolo di un supereroe, Birdman appunto, e che ora attraversa una fase di crisi professionale; decide così di portare in scena a Broadway una pièce che gli possa così restituire la fama perduta. Ma la cosa si complica per i capricci e il carattere di Mike (Edward Norton), attore protagonista della pièce, per l’impazienza della fidanzata Laura (Andrea Riseborough), per colpa della figlia Sam (Emma Stone) e per l’intromissione perenne dell’ex moglie Sylvia (Amy Ryan): tutto ciò porta Riggan in uno stato di confusione mentale.

Commento:

Iñárritu mette in scena le luci e le ombre di Hollywood, le speranze e le disillusioni in una black comedy piena di spunti, idee, citazioni. Con uno stile unico, il regista unisce cinema e teatro in un unico piano-sequenza, un esperimento riuscito solo a pochi. Birdman parla allo spettatore attraverso un tourbillon visivo che esplode nello schermo permettendo il racconto sulla crisi di identità del protagonista, un uomo che prende coscienza di sé. Il film intreccia la messinscena teatrale e quella filmica accentuando il mondo fatuo della fama. Oltre a Keaton e Norton, tutto il cast sembra funzionare in un film che sorprende e fa riflettere essendo un messaggio su ciò che è vero e su ciò che è falso, sulla vita e sul palcoscenico.

 

Giudizio finale: vale sicuramente la pena di vederlo..


Daniela Merola

 

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