In merito la maldestra abitudine che hanno numerosi nostri connazionali di pagare tasse all’estero pur abitando in Italia, dopo i “confetti” si vedono i “difetti” direbbe mio nonno e ghiotta è stata l’occasione recentissima laddove i doverosi elogi “sul campo” hanno lasciato spazio a feroci critiche sui comportamenti “fuori campo”, sopratutto riferiti all’uomo del momento in campo tennistico ossia l’italiano Matteo Berrettini, fresco finalista a Wimbledon e orgoglio di “mamma F.I.T.” (Federazione Italiana Tennis), suo pupillo dall’alto del ranking mondiale A.T.P. che vede il bel Matteo stabilmente entro i primi 10 più forti giocatori al mondo già da tempo.
Ad affiancare il romano Berrettini nella poco edificante lista di chi ha scelto paradisi fiscali sono finiti altri due giovani tennisti, Musetti e l’astro nascente Sinner, tutti e tre “allergici” a sentirsi contribuenti italiani, smaniosi però nel voler vestire la maglia azzurra in occasione delle prossime Olimpiadi di Tokio, a tal punto spinti più da “obblighi” contrattuali di parte sponsor che da attaccamento al tricolore; tasse no Olimpiade si, una furbata questa da parte di Berrettini e Musetti (Sinner già da tempo aveva declinato l’invito olimpico) che ha scatenato critiche feroci verso chi di dovere, F.I.T. in primis, ma che a cascata sta scuotendo in questi giorni anche qualche “stanza dei bottoni” della politica sopratutto da quando il “monegasco” Matteo è stato ripreso, assieme agli azzurri della nazionale di calcio neocampione d’Europa, alla sfilata di festa sull’autobus scoperto per le vie di Roma, condividendone così onori e gloria.
Il vizio comunque molto diffuso di escogitare artifizi per pagare poche tasse, fatta eccezione per il lavoro dipendente, è sempre stato consolidata (cattiva) abitudine che ha attraversato trasversalmente tanto i ceti sociali quanto le nazionalità, colpa di chi ha mai fatto capire che pagare le tasse è un dovere civile, previsto dalle leggi e dall’organizzazione sociale dello Stato (che poi siamo tutti noi) e non una virtù o una buona azione semmai da premiare, in definitiva è un modo di garantire l’equità ovvero pagare tutti in modo che tutti possano (anche) pagare di meno.
Questi “furbetti” dell’Italtennis (e di altre discipline sportive) invece contano sulla tolleranza fra chi fa il proprio dovere pagando le tasse in patria e chi invece si ingegna per truffare la comunità di un Paese come l’Italia che in effetti mostra dati dell’ultimo decennio in cui ha “tollerato” (anche troppo) in quanto un terzo degli abitanti evade parzialmente o totalmente le tasse, elenca meno di 100.000 contribuenti con reddito superiore a 150.000 euro l’anno e ha una criminalità organizzata sempre più “finanziaria”, ed è da quì che purtroppo è nata l’abitudine a considerare questi “furbetti” come mariuoli fiscali furbi e da imitare, e i cittadini onesti che pagano le tasse come “fessi” da compatire.
Giuseppe “vas” Vassura