Il bambino che imparò a sorridere (racconto)

Tanto tempo fa, in un orfanotrofio, c’era un bambino a cui era vietato giocare e parlare con i suoi compagni di stanza perché era pieno d’angoscia e tutti credevano che potesse “contagiare” anche gli altri.

Aveva sofferto tanto il giorno in cui morirono i suoi genitori: lui era lì quando era avvenuto l’incidente stradale e suo padre si era schiantato contro una pompa di benzina e l’auto aveva preso fuoco senza lasciare una via di fuga ai suoi genitori. Lui era sceso poco prima dalla macchina per prendersi un gelato e solo quando era uscito dal negozio aveva visto cos’era accaduto. Da quel giorno era diventato molto triste. Un giorno, mentre gli altri bambini stavano giocando nel giardino apparve davanti a lui una fata che gli chiese: -Marco, perché non vai in giardino a giocare come tutte gli altri bambini? –Il bambino rispose: -Ma come fai a sapere il mio nome? –La fata rispose,come se fosse la cosa più naturale del mondo:- Ma, perché sono una fata, no? E, inoltre, non sono una fata qualunque, sono la tua Fata Madrina! -Marco rispose con tono interessato: -Ti hanno mandato i miei genitori? -E la fata rispose: -Sì, proprio così. Io mi chiamo Rossella e se hai bisogno di me basta che tu batta le mani tre volte ed io arriverò. – Poi la fata scomparve. Marco rifletté su quanto era appena accaduto e poi batté le mani tre volte. Rossella comparve subito e chiese: -Si, hai bisogno? -Marco rispose: -Si, vorrei andare al cimitero dove sono seppelliti i miei genitori. Rossella allora fece uscire Marco fuori in giardino e lo aiutò a salire su un drago minuscolo (minuscolo rispetto si draghi grandi e grossi). Arrivarono al cimitero e la fata fece vedere al bambino la lapide dei suoi genitori. Poco vicino a Marco si formò un ombra nera e scura: era un uomo con un’ascia e il cappuccio nero. Rossella urlò: -Marco non parlarci, è la morte!!- Marco,tutto tranquillo, chiese alla morte cosa volesse da lui e la morte rispose: -Ehi ragazzino, non mi parlare con quel tono arrogante!- e gli puntò l’ascia contro. La fata con i suoi poteri magici trasformò un ramoscello in una spada e la diede a Marco che, senza neanche sapere come, uccise la morte. Così tornarono all’orfanotrofio e lì una donna che voleva adottare un bambino scelse proprio Marco che la guardò sorridendo e le disse: Grazie,nuova mamma! – La donna piangendo dalla gioia rispose: – Prego nuovo figlio! – E si misero a ridere tutte e due. La mamma portò Marco a casa e gli fece vedere la sua nuova camera lasciandolo anche un po’ da solo per abituarsi al nuovo ambiente. Marco si buttò sul letto e batté tre volte le mani. Rossella apparve e disse: – I tuoi genitori sono contenti per te perché hai trovato una nuova famiglia. Marco rispose: -Digli che li ringrazio e che voglio loro tanto bene! Rossella disse: -Va bene,ora io vado. Ricordati che se comunque avessi bisogno di me basta che tu batta le mani tre volte! -Marco sorridendo le rispose: -Certo!E poi sei la mia fata madrina! -E vissero tutto felici e contenti.

2° Classificato Petra Mihai Scuole Medie Inferiori


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