Malgrado il picco di contagi di fine 2021 e inizio d’anno, la fine della pandemia sembra essere più vicina perchè il bisogno di normalità di cui ha bisogno la vita sociale sta prendendo il sopravvento sulla paura di contrarre l’infezione; Omicron non fa ammalare in modo grave chi è vaccinato e si attiene scrupolosamente alle norme anticontagio e ciò fa propendere le persone a uscire, interagire e socializzare, bisogno irrinunciabile di noi umani fin dalla notte dei tempi.
Passata la frustrazione della prima ora verso i vaccini, necessari per ridurre danni e rischi per noi e le altre persone, quanto illusori perchè (a prescindere) dovremo far meglio la prossima emergenza sanitaria – perchè ci sarà una prossima volta – bisognerà (ri) trovare l’importanza di “parlar d’altro” e non solo di greenpass che in fin dei conti è solo un semplice documento che attesta che si è fatto il vaccino o si è guariti dal Covid; è giunto il momento di ignorare il vittimismo d’opinione udito fino alla noia sui media e iniziare a riorganizzare radicalmente le nostre agende, cambiando tutto o quasi tutto delle bolle di rancori e sfiducie intentate in questi due anni dalla “Rete”, diffondendo invece (e difendendo) il senso di comunità, di appartenenza e di solidarietà attiva.
Lo scudo dei vaccini (un pò ) funzionerà e la cura per il Covid-19 prima o poi arriverà, si potrà lavorare, viaggiare e comunque far studiare i figli, si dovrà perciò anche “parlar d’altro” e affrontare al meglio gli altri “dossier” post-pandemia ad iniziare dal cambiamento climatico colpa dell’attività umana che dal 1750 ha immesso troppi gas serra scaldando atmosfera e oceani con i risultati che anche quest’anno abbiamo visto, incendi, alluvioni e caldo estremo dalla Cina alla Siberia e alla Columbia britannica; l’altra “piaga” è sociale e interessa la povertà della quale ci indigniamo, scandalizziamo e protestiamo col risultato che alla fine rimane tutto come prima perchè siamo divisi e alziamo quotidianamente “barriere” che non ci fanno andare avanti tutti assieme, in nome di un individualismo che tende più a escludere che includere.
Anche per questo aspetto due anni di pandemia hanno creato una massa enorme di gente che, pur inserita nel circuito dei richiedenti asilo, “scompare” agli occhi di chi gestisce la prevenzione e l’intervento umanitario e di sussistenza, lasciando in balìa degli eventi questa umanità (devastata) di migranti e clochard che sono abbandonati a loro stessi al pari dei vagabondi che chiedono soldi e sigarette, che vomitano per terra e delirano, una folla di gente “dimenticata” che non trova posto nei dormitori sold-out e nelle strutture di accoglienza di grandi e piccole città e che è costretta a sopravvivere nei tunnel-sottopassi in giacigli di fortuna tra cartoni, teli e sporcizia dividendo lo smog assieme alle interminabili fila di auto che incolonnate nel traffico congestionato fanno diventare l’aria irrespirabile; servirebbero soldi e buon senso ma l’attenzione politica, la Tv, Internet (e della società) è rivolta ad altro, ad esempio alle vittime d’odio maschile sulle donne promuovendo iniziative come “panchine e scarpette rosse” o alle crudeltà da droga e abuso di alcol intensificando i controlli mirati come a voler (ri) educare alla legalità e al rispetto, inutili sermoni del “prevenire anzichè curare” divulgati prima del virus, di cui sentiremo parlare anche dopo, ma che ai giorni nostri sono rimedi fuori dal tempo.
Infine la politica, con il governo Draghi che ha militarizzato la logistica e fatto risalire il Pil già prima dell’estate ricevendo il plauso da sinistra e da destra rendendo così difficile la sua iscrizione a uno schieramento, almeno fin quando i partiti saranno in grado di riacquistare peso; dimenticati per ora temi storici come quello sulla legge eòettorale, con Meloni e Letta “pro” maggioritario sebbene tanti “Dem” siano contrari.
Malgrado gli anni di “rigore” finanziario del recente passato sta finendo nel dimenticatoio l’enorme montagna di quattrini che dobbiamo ai nostri creditori compreso quella accumulata recentemente dovuta all’abbandono di ogni remora di spesa per rispondere alla pandemia e ai lockdown, un aspetto questo colpevolmente sottopesato che invece dovrebbe essere fonte di analisi e discussione quotidiana anche a costo di creare l’atmosfera un pò più cupa di quella odierna, che è bella e propositiva anche perchè sotto i riflettori del “andrà tutto bene” e in sintonia coi tempi del momento, moda e bellezza, arti e cultura, lifestyle e costume; ciò come logica conseguenza da parte di chi dopo due anni di pandemia gioisca nel vedere realmente la luce in fondo al tunnel in barba a Delta e Omicron, è sì l’atmosfera giusta che in tanti aspettavamo ma che ricorda tanto la quiete prima della tempesta.
Giuseppe “vas” Vassura