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Agroalimentare, leadership dimenticata

“La quintessenza del gusto italiano al giorno d’oggi non è Prada o Maserati ma il proprio fenomeno alimentare.”

Questo in ambito Expo 2015 si leggeva sulle pagine del settimanale britannico The Economist, a fargli compagnia il Wall Street Journal a confermare una volta di più la rilevanza della leadership italiana del comparto in un’intervista a Giovanni Ferrero, perentorio nel dichiarare il proprio obiettivo di raddoppiare le dimensioni della creatura di suo nonno Pietro (stimata ben oltre i 30 miliardi di dollari) privilegiando qualità e sicurezza, innovazioni della filiera e ricerca in campo agroalimentare.

Meno finanza e più terra da coltivare, obietterà qualcuno, bere e mangiare con profitto sarà uno degli orizzonti anti-crisi per i giovani con voglia d’impresa anche e soprattutto in forma cooperativa? Per un Paese demograficamente vecchio come il nostro iniziare a far i conti con realtà quali gli “agri-negozi” e il “farmer market” potrebbe essere la soluzione più semplice per tirar fuori il settore primario dalle secche della crisi.

Più facile a dirsi che a farsi perché per favorire il ricambio generazionale non basta purtroppo la sola “voglia di fare” paventata a gran voce dai giovani agricoltori, i fattori frenanti sono tanti e a volte insormontabili primo fra tutti il proibitivo costo dei terreni vocati che spinge la “delocalizzazione” degli investimenti verso altri territori (Est europeo), il difficile accesso al credito agevolato è poi destinato negli anni ad aggravarsi vista la scarsa informazione sulle norme per accedervi e la solita burocrazia made in Italy, infine l’incremento dei costi di produzione e degli oneri previdenziali che senza adeguati “aiuti” finiscono per affossare i bilanci.

Sono comunque incoraggianti i numeri dell’Istituto di economia agraria (Inea), un piccolo segnale di ripresa sull’affezione dei giovani in agricoltura dove il 20% sotto i 34 anni è stabile dal punto di vista occupazionale con incremento del 6% al sud nella fascia tra i 18 e i 35 anni grazie alle misure di sviluppo rurale legate agli stanziamenti comunitari, che però hanno visto destinare risorse sui servizi non solo legati alla produzione (biologico) ma soprattutto verso quelli dell’accoglienza ed enogastronomia come la realtà delle fattorie didattiche e delle comunità terapeutiche (anche di recupero) in accordo con le Aziende Sanitarie.

Condivisione, partecipazione e il fatto che ci si senta tutti una grande squadra sono state le maggiori lacune dei leader del comparto agricolo nazionale espresse a parole e fatti nei decenni trascorsi da ciò quindi i doveri dirigenziali dimenticati a scapito dei legittimi diritti degli addetti ai lavori; per questo fa ancor più rabbia leggere ciò che scrive chi segue oltre patria il nostro (invidiato) fenomeno agro-alimentare che, malgrado la ghiotta occasione di Expo 2015, ha visto la leadership alimentare made in Italy finire nel dimenticatoio, perdendo così la partita del cambiamento.

Carpe diem, “cogli l’attimo”, verso latino che dovrebbe perciò far parte del Dna degli “attori” del comparto agricolo nazionale e che invece latita perché si guarda troppo al passato, che è utile solo per non ricadere negli errori commessi; il presente sta “contando” solo per quel po’ che serve a tirare avanti il settore primario fra le mille difficoltà di tutti i giorni, mentre per il futuro nulla all’orizzonte, una rinuncia che altro non è la scusa più banale di chi non ha il coraggio di essere quello che vorrebbe diventare.

Giuseppe “vas” Vassura

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About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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