Brexit, ultimi mesi per negoziare

Dopo aver affrontato i leader dei 27 Paesi Ue, all’indomani di un vertice per negoziare la soft-Brexit prevista per il 29 Marzo 2019, la premier di Sua Maestà britannica Theresa May ha preso atto dell’impasse in corso prospettando lo spettro del fallimento delle trattative, dichiarando di non volere ribaltare il risultato del referendum e non dividere il proprio Paese, meglio perciò nessun accordo.

Sul fuoco per un divorzio ancora più netto soffia d’altronde anche l’ex ministro e collega di partito della May, Boris Johnson, che si è attratto le simpatie dello zoccolo duro dei conservatori pronunciandosi a favore del modello “SuperCanada”, in pratica un mero trattato di libero scambio ossia l’ipotesi di una Brexit senza accordi che porterebbe sì ad una fase di “transizione” per un biennio, ma poi scatterebbero le sanzioni.

Da questo “nuovo ordine” verrebbero privilegiati gli immigrati qualificati e basta, a rimetterci sarebbero tutti quelli a basso reddito come evocato in un recente sondaggio dal 40% degli inglesi intervistati che, per onorare lo spirito del referendum, ha ritenuto che l’immigrazione (soprattutto romena e bulgara) abbia sconvolto la cultura britannica, e non importerà se questo “protezionismo” in futuro vorrà dire rinunciare al mercato unico Ue ovvero il più grande consumatore mondiale di beni e servizi.

I travagli della crisi greca e le polemiche contro l’egemonia tedesca stanno quindi facendo propendere l’ago della bilancia dei negoziati Regno Unito/Ue verso un’uscita senza accordi, come la premier May ha dichiarato in vista dell’imminente Congresso del proprio partito, anche e soprattutto alla luce di alcuni sondaggi che vedrebbero, in caso di elezioni anticipate, al potere il candidato “Labour” Jeremy Corby favorevole fra l’altro ad indire un secondo referendum (no Brexit).

Tempi duri perciò per i circa tre milioni di cittadini europei, studenti, commessi, camerieri, ecc, che vivono nel Regno Unito, ai quali forse non servirà un vero e proprio visto ma si ha la sensazione che Londra sembri pronta a rispettare la libera circolazione delle merci e capitali ma non quella delle persone e dei servizi, una schietta linea protezionistica che evoca il sogno (a volte illusorio) di un Paese e di un mondo così facendo proiettato nel futuro e nel progresso.

In democrazia quel che unisce è sempre più di quel che divide e si vedrà se nei prossimi anni isolani e continentali riusciranno ad immaginare gli uni senza gli altri, una Ue senza l’Inghilterra nel 2019 che è quasi una realtà soprattutto perché si ha l’impressione che gli inglesi anziché “insegnare” al mondo si stiano rinchiudendo al pari dell’Europa che anziché crescere di più non abbia più la voglia di “spingersi oltre” mancando di entusiasmo e creatività, una eredità preziosa ed unica frutto dei secoli della sua storia.

Giuseppe “vas” Vassura

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About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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