Astensionismo, si ricomincia?

E’ della fine degli anni ’70 la “questione morale” di stampo Berlingueriano che denunciava la corruzione di alcuni partiti politici e che secondo alcuni ha dato il via alla non partecipazione al voto da parte dell’elettorato italiano; a quei tempi non era possibile sottrarsi alla “fisicità” delle operazioni di voto ed alle politiche del 1976 i voti inespressi, ossia le schede bianche e nulle, erano solo ad una sola cifra percentuale.

La consapevolezza che dal 1993 il voto non era più un dovere, la cui astensione era sanzionata, ha di fatto amplificato l’ideologia di quanto la politica fosse distante, irritante e incomprensibile; il “sentimental” elettorale fu vissuto quindi solo come un diritto e per questo la motivazione da “passionale” diventò direttamente proporzionale alla fiducia nella politica, nel bene e nel male.

Decadendo quindi l’obbligatorietà del dovere di voto, l’astensionismo è divenuto una costante con un’incidenza percentuale sempre più rilevante complice, oltre le valutazioni di ordine morale, il progressivo sfaldamento delle organizzazioni politiche operanti sul territorio, un volano questo di mobilitazione affettiva verso il partito di appartenenza che ha smesso di fidelizzare ideologicamente tesserati e simpatizzanti.

Nei decenni è stata delusione, rabbia, frustrazione e apatia che hanno accomunato la disaffezione al voto fino ai giorni nostri e se sarà ancora il partito dell’astensione a vincere si vedrà molto presto a cominciare dal turno elettorale “amministrativo” siciliano di inizio novembre per finire con le “politiche” di primavera di fine legislatura.

A nulla sono valse le crisi economiche del passato per riavvicinare la politica ai cittadini pur malgrado i movimenti di piazza di quegli anni, la “narrazione” del crollo occupazionale causato ad esempio dai guai finanziari della crisi Lehman è stato “spostato” dalle piazze ai salotti Tv perdendo così quell’autorevoleggerezza che la base popolare ha sempre amato, perché quando si sente (e si vede) di persona il potere di governo tanto più l’elettore può sperare, o illudersi, di influenzarlo e quindi di votarlo.

E’ collassata perciò la vecchia politica degli slogan giacca e cravatta da cui ne è nata un’altra (forse peggiore) fatta di T-shirt e hastag, V-Day e Meetup, una politica come prodotto e non di pensiero, foriera di istanze programmatiche delle sinistre ora strillate dalle destre che hanno disaffezionato ulteriormente l’elettorato, soprattutto giovanile, condizionando ad esempio sia la vittoria di Trump che la Brexit.

E’ ormai radicata la convinzione che ciò che si decide nelle stanze dei bottoni del potere (anche politico) sia qualcosa di umanamente distante, una sordità verso qualunque richiamo di coscienza civile e tutto ciò grazie all’arroganza dei tanti “attori” che negli anni hanno imposto ricette infallibili da cui si è solo imparato che al peggio non c’è limite, che non si decide abbastanza sui rapporti tra politica ed economia e che così continuando mai ci sarà qualche via d’uscita.

All’orizzonte perciò nulla di buono, sarebbero utili governanti di un’altra pasta, che riconoscessero onestamente la limitatezza delle proprie conoscenze e che facessero un buon uso di ciò che sanno con la saggezza consentita dalle circostanze; solo così si potrebbe far mancare l’obiettivo specifico da raggiungere ovvero il desiderio di mandar a casa chi governa, quale è la mission dell’astensionismo, primo partito italiano ed europeo, quello con la più alta percentuale di giovani, un movimento di non elettori in costante crescita, che non ha leader, che non scende in piazza e che non ha paura di essere una cosa brutta.

Giuseppe “vas” Vassura

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About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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