Diversi mesi fa, all’indomani del primo giorno di scuola, il premier Matteo Renzi dichiarò: “Un anno di curiosità e passioni”, gli fece eco il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini parlando di “Sfide importanti e grandi responsabilità”, all’oggi però nulla è cambiato sulla giostra di errori e caos che affligge la scuola; l’insegnamento, anche in Italia, dovrebbe essere un diritto ed una giusta opportunità data ai ragazzi ma sembra che più passano gli anni più studiare in questo Paese serva quasi a nulla.
Nomine di insegnanti che generano cattedre scoperte o intoppi burocratici che vanificano la fine di un precariato ventennale, semmai perché l’Ufficio regionale non ha fatto in tempo a registrare la candidatura, oppure disservizi “tecnici” legati ad ataviche trascuratezze riguardanti la didattica (registri elettronici) o le strutture (riscaldamento e acqua corrente), partoriscono giornate scolastiche perse che sono ormai all’ordine del giorno, come a dire che “anche oggi si va a scuola domani”.
Sindacati perciò in agitazione a denunciare fin dal primo giorno di scuola il caos, sulle procedure di mobilità che hanno spostato insegnanti dove non servono lasciando posti vuoti e senza supplenti, sui docenti che sono costretti ad ammassare come in un pollaio centinaia di studenti in poche classi, sui professori assegnati con la mobilità che non si presentano o vengono cambiati in barba alla necessaria continuità didattica; scioperi e manifestazioni quindi contro un “trend” che rischia di far sprofondare la qualità dell’istruzione nazionale a livello di nazioni del terzo mondo.
Parlando in “politichese” tutto sembra nato da sempre dal conflitto tra i legittimi interessi di chi insegna e i diritti di chi studia, è questo che ingessa il “sistema scuola” del Belpaese, una giostra di problematiche a 360 gradi che tocca anche temi specifici; dai malcontenti sulle graduatorie provinciali per le supplenze annuali a quelle di istituto per le supplenze brevi, ma fibrillazione anche su altri mille interessi “lobbistici” da difendere che provocano agli studenti discontinuità didattica, un black-out di relazioni con i docenti foriero di aspetti quanto mai deleteri, che portano disaffezione allo studio vanificando così ogni elementare e legittimo interesse alla conoscenza.
Questo “papocchio” tutto made in Italy è un pasticcio che sta continuando “live”, generando un’estrema confusione fra diritti e doveri delle parti in causa, terminerà come sempre in giugno maturità compresa anche se avrà danneggiato l’istruzione di gran parte dei milioni di studenti italiani.
Quando però suonerà l’ultima campanella scoccherà il “magic moment” delle vacanze estive, quella sensazione di liberazione che polverizzerà magicamente paure ed ansie fin allora accumulate da da studenti e corpo insegnante, e di quella “giostra di errori e caos” che è la scuola italiana ne resterà solo uno sbiadito ricordo.
Giuseppe “vas” Vassura