Sindaci nuovi, politica vecchia

Siamo un Paese con un debito pubblico stratosferico, 130% del reddito nazionale, strada obbligata perciò è una “spending review” fattore di sviluppo per evitare che domani il debito cancelli i risparmi ottenuti.

Grana questa di “macropolitica” finanziaria alla prova dei governi che si ripercuote a cascata fino alle amministrazioni comunali affinché gli effetti delle manovre fiscali servano a rilanciare lo sviluppo anche territoriale e al contempo ridurre il rapporto debito/pil locale: più facile a dirsi che a farsi in quanto gli investimenti sono una variabile latente che se non incentivata ad alto potenziale non genera reddito e occupazione.

Tanto i sindaci di fresca elezione quanto le amministrazioni locali “datate” sono quindi in prima linea, l’assedio che stanno sperimentando  mettendoci la faccia è immane, in termini economici (disoccupazione, impoverimento) e umani ( immigrazione, attentato ai valori), ciò si rompe solo attaccando, riformando e avendo le certezze che se ci si rinchiude è solo sconfitta.

Come insegna però la serietà e la credibilità, se si fanno riforme occorre del tempo per averne gli effetti e non sempre una legislatura basta, colpa del protezionismo e l’arroccamento nelle proprie piccole comunità di chi ai governi cittadini dovrebbe invece dar una mano, Guelfi contro Ghibellini insomma, è questo aimè un “trend” politico-istituzionale tutto made in Italy devastante, come se sia meglio lasciar spazio solo a chi lavora peggio.

Proprio i sindaci però, che operano a stretto contatto coi cittadini, devono possedere quell’illuminata visione, quel piglio ed a volte anche quella mirata incoscienza capace di trasformare le difficoltà in opportunità, “ri” considerando ad esempio il turismo libero dei camper e roulotte ancora prigioniero dei disservizi del settore oppure l’idea di una “città circolare” dove i rifiuti diventano risorse e non più come ora tonnellate di cibo sprecato, rafforzando altresì l’impegno dei volontari e guardie ecologiche controllori del percorso; di grande attualità urbanistica con riferimento al verde orizzontale sono finalmente realizzabili i progetti dei nuovi orti in aree dismesse e relativi corridoi verdi, una rivoluzione “green” per recuperare spazi abbandonati e render così più vivibili i parchi ai cittadini.

Quanto ai “boschi verticali”, di gran moda nelle metropoli, sono questi esempi di architettura umanistica di facile realizzazione anche in location meno popolose, visto che persino gli agenti immobiliari di paese hanno capito che riusciranno a vendere meglio gli appartamenti del condominio più verde.

Infine Bike sharing e Crowfunding che sono diventate in pochi anni parole familiari al popolo web e non solo in chiave di accoglienza turistica, la prima semplifica la vita a lavoratori e studenti pendolari e migliora la qualità dell’aria aprendo fra l’altro le città alle proprie iniziative culturali e turistiche, la seconda esalta la nostra cultura sociale più bella ovvero quella delle cose semplici, come ad esempio una officina dove incontrarsi davanti ad una mensola, l’assistenza anziani o il baby-sitting.

Ma come riuscire per un sindaco a coinvolgere fazioni e schieramenti avverse al proprio è ancora “mission impossible”perché la politica vecchia è fatta ancora di voglia di cambiamento che non è plebiscitaria e “indistinta” ma solo di parte, conservazione e non innovazione, vecchio e non nuovo.

In America, parlando della propria terra, qualcuno ha scritto: “I poeti quaggiù non scrivono nulla…lasciano solo che le cose succedano”, come a dire che in certi periodi le risorse finanziarie ed intellettuali forse è meglio che seguano altri sentieri, meno effimeri ed illuminati, sicuramente più rozzi e materiali, ma più vicini ai bisogni della gente.

Mettere ordine al disordine è perciò la sfida dei sindaci al “vecchio” perché oggi ciò che fanno non giova a nulla, se si vogliono attrarre le nuove imprese innovative basta poco, detassando e sburocratizzando ad esempio; ma anche solo iniziando a sistemare una facciata, perché agli occhi del cittadino (non più del suddito) ritinteggiarla o anche solo ripulirla oggi vale tanto in termini di consenso, anche elettorale, rispetto al passato e ciò in futuro farà sempre più la differenza.

Giuseppe “vas” Vassura

 

 

About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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