Brexit: un percorso obbligato

Da più parti si imputa il successo dei “Leave” alla voce delle ultime settimane ante voto che dava sempre più per certo l’ingresso nell’Unione Europea da parte della Turchia e conseguentemente l’arrivo nelle isole britanniche di qualche centinaio di migliaia d’immigrati poveri e musulmani, ha forse inciso questo sulla scelta referendaria “Brexit” da parte della maggioranza dei sudditi di Sua Maestà, ovvero la paura dell’invasione.

Ragionando poi successivamente e fuori dai titoloni “Shock Brexit” apparsi sulla stampa appena saputo l’esito del referendum, non appare poi questa uscita dall’Eurozona una scelta tanto scellerata e anzi per la loro mentalità tutta “isolana” quasi come un percorso obbligato.

Infatti un rapporto di qualche anno fa del World Economic League Table del C.E.R.B. (Centr for Economics and Businness Research) di Londra, indicava l’economia britannica porsi negli anni a venire al secondo posto in Europa superando poi nel tempo anche quella tedesca; motivi principali del successo inglese dovuti alla spinta demografica dell’immigrazione, débâcle tedesca invece dovuta ai “salvataggi” nell’Eurozona.

Perché quindi questo paese del glorioso passato intriso di tante virtù avrebbe perso la testa abbandonando un’Eurozona che l’avrebbe vista in futuro quale leader consolidato? Solo il tempo può dirlo, ma la grande

contraddizione britannica ha da sempre partorito esempi unici di innovazioni e spregiudicatezze, scopiazzati nel tempo in continente.

Gli “angry young man” ad esempio, sono stati commediografi “contro” e antesignani di quegli intellettuali contestatori che in tutta Europa ha manifestato 20 anni dopo e così dicasi per il sessantotto, quello britannico è iniziato dieci anni prima di quello tedesco, francese e italiano ed il trend “pace, amore e libertà” ovvero la rivoluzione in ambito sessuale iniziò fra i giovani anglosassoni quando da noi erano ancora in uso familiari usanze ottocentesche.

Diventare il secondo mercato finanziario del mondo però non è servito dentro l’urna a consolidare questo trend dei decenni passati e, come è già capitato, il Regno Unito ha abbandonato una gara vincente saltando su un altro cavallo; meno briglie al collo rispetto a come funziona sul continente, utili magari per affrontar meglio gli inevitabili traumi che la modernità a venire comporta.

Brexit quindi, “one direction” per la maggioranza dei sudditi inglesi che hanno votato “leave” al referendum per paure d’invasione e forsanche per i ritardi, conseguenti a ciò, sulla qualità dell’istruzione scolastica dovuta al sovraffollamento delle classi; l’ago della bilancia, alla faccia di quegli anglofobi che ancor oggi non riescono ad immaginare una Ue senza l’Inghilterra, è stato impietoso ed il favore è andato proprio a questi euroscettici.

Questi che hanno descritto i Paesi dell’Unione come quelli che finora non han fatto. Con una buona dose di ipocrisia, ma ha funzionato.

 

Giuseppe “vas” Vassura

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About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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