“Quo vado?” – dove vuole arrivare Checco Zalone?

Checco Zalone: un caso davvero unico in Italia. Con Quo vado? il comico pugliese polverizza tutti i record e mette tutti d’accordo.
Gli incassi del suo quarto film sono strabilianti e hanno già superato in tre giorni di programmazione 22 milioni di incasso, una cifra epocale e irripetibile destinata ovviamente a salire ancora. Naturalmente si è gridato al miracolo e si va a vedere il film anche per curiosità; persino la politica è salita in coro sul carro del nuovo beniamino del pubblico rivendicando il messaggio positivo e salvifico del film. Si parla di “caso Zalone”, ma è realmente un caso? Oppure è un buon cinema e basta?

Quo vado? si tratta di un film gradevole con un’altalena pregevole di emozioni, innovativo nella sua semplicità e parla di un italiano medio con un cervello fino e tanta buona volontà, un po’ in stile fantozziano ma quanto basta. Il film racconta appunto di Checco, un ragazzotto che vive per il posto fisso con la sua tranquillità domestica fatta di una mamma che lo accudisce e un’eterna fidanzata in stile soprammobile che probabilmente mai sposerà. Il protagonista è l’italiano di oggi: contraddittorio, menefreghista, bonaccione, influenzabile, in bilico tra furbizia e disincanto. Quo vado? ironizza sui mali dell’Italia e sulla crisi del lavoro: il protagonista, pur di tenersi il posto fisso, arriva ad accettare il trasferimento anche al circolo polare artico e in Norvegia, dove è stato trasferito da una arida dirigente (Sonia Bergamasco), posto fisso che ha ottenuto grazie all’intercessione di un senatore della prima Repubblica (Lino Banfi).
Commento:
La regia di Gennaro Nunziante segue le peripezie del protagonista con ottimi flashback e ci fa conoscere Checco-bambino che già parlava a scuola del posto fisso. Il campo d’azione si sposta all’estero dove il protagonista, come tutti gli italiani all’estero, rinnega le proprie abitudini e comodità per poi piangere di nostalgia ascoltando Felicità cantata da Albano e Romina. Quo vado? è una commedia intelligente che parla con leggerezza dei luoghi comuni per poi smantellarli, per opporsi al processo di omologazione che vuole tutti rispettosi di altre culture all’apparenza, ma nella pratica poco educati e molto insofferenti a nuove abitudini e pieni di sensi di colpa per chi è più sfortunato. Checco Zalone è un uomo di spettacolo e il suo compito lo svolge benissimo consegnando al pubblico ciò che vuole vedere, con la giustificazione di un film “verità sull’Italia”, consolatorio della mediocrità dell’italiano medio che non fa nulla per evolversi. La trama è ottima e le battute sono perfette ma la comicità di Zalone è più addomesticata e ripulita rispetto ai tre precedenti film. Perché dunque snobbare questo genere di film? L’industria del cinema ringrazia, la folla corre al cinema per ridere di sé stessi e questo basta.

Luca Medici (alias Checco Zalone) in questa quarta commedia è sempre in bilico tra conformismo e voglia di ribellione trovando in questa formula cinematografica un equilibrio abbastanza edulcorato e privo di vero mordente. Checco Zalone è un fenomeno per quel che riesce a dare, ovvero “cinema=evasione”, riesce a compattare le masse e farle ridere all’unisono, in questo caso sì che possiamo parlare di “caso”.

 

 

Daniela Merola

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