3° RAPPORTO DI RICERCA SULLA CONDIZIONE SCOLASTICA E LAVORATIVA DEI GIOVANI NEL CIRCONDARIO IMOLESE

L’ Associazione Culturale Primola col sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola e la collaborazione del Nuovo Circondario Imolese ha predisposto e realizzato la terza edizione della ricerca sulla condizione scolastica e lavorativa dei giovani del Circondario Imolese (2015/2016) con lo scopo di individuare i trend evolutivi degli indicatori e delle problematiche rilevate nell’ambito della prima  e della seconda edizione (2011/2012 e 2013/2014).
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Astensione, la “maggioranza” silenziosa dell’antipolitica

Da un po’ di tempo sul web si esprime preoccupazione sulle conseguenze dell’uso massiccio di indicazioni che la politica pone sul diritto di scegliere, anche elettoralmente, con la vecchia dicotomia de “il buono e il cattivo”, limitando così facendo la libertà mentale dei cittadini.

Non c’è da attendersi da persone colte come i professionisti della politica un atteggiamento del genere, da loro che hanno studiato ci si aspetta che il bagaglio culturale che si portano dietro possa in qualche modo essere d’aiuto alla gente che “ignora” le soluzioni dei problemi, perché per il cittadino non c’è divisione tra tempo libero e lavoro, tra riposo e fatica e non c’è più tempo per dedicarsi ad altro; fino a qualche tempo fa è stato così, quindi si è delegato, troppo e soprattutto non curandosi delle ragioni di quelli che astenendosi non delegavano.

Anche sulle questioni politico-elettorali si è troppo delegato, perdendo capacità conoscitiva e decisionale verso i rappresentanti delle forze politiche, diventando così dei consumatori manipolati in nome delle retoriche sulla libertà grazie alle quali nel contempo abbiamo ricevuto il “biscotto”, ovvero il mondo web a portata di mano diventando bravissimi a fare, sapere e ottenere tutto come e quando vogliamo.

E’ anche grazie a tutto questo poco edificante “trend” che da qualche tempo un “mostruoso” numero di italiani non vota più, politiche o amministrative non fa differenza e per il referendum costituzionale del 4 dicembre sarà “terzo partito” fra i “SI” e i “NO”, una quasi maggioranza silenziosa stimata da Emg al 40% degli aventi diritto al voto quella che “bypasserà” la consultazione, astenendosi.

Perché? Troppo facile imputare la causa di ciò al disagio sociale colpa della crisi economica, sono invece segnali di rifiuto verso le istituzioni da parte di cittadini che ogni giorno lottano invano per veder affermati i propri diritti ma anche per poter esercitare i propri doveri senza i lacci e legacci assurdi dei “vizi” di casa nostra, quelli che cercano verità dietro muri di gomma e che chiedono la giustizia più banale, quelli che non pensano che per far diventare il proprio Paese come “normale” sia necessario un referendum ma che di contro servirebbe solo buon senso e onestà intellettuale da parte di chi li rappresenta in Parlamento.

Referendum molto macchinoso d’altronde, in cui riformare cose che non si capiscono e non convincono ha poco senso, questo il parere di tanti costituzionalisti, figuriamoci il “sentimental” del semplice cittadino alle prese col testo che istituisce le basi della nostra Repubblica; sui “forum” social poi troneggiano ad arte le argomentazioni più sibilline, dalle leggi votate in pochi giorni che sono il contraltare di chi afferma che solo votando “SI” si snellirà l’iter legislativo alle nuvole nere che si addensano sull’immunità parlamentare che verrebbe data ai sindaci e consiglieri regionali, visto che la metà dei comuni italiani sono in odore di corruzione.

 Se bello è ciò che piace altrettanto può essere il diritto di scegliere, anche di non votare, di non fare, fare un passo indietro semmai solo per vedere se e per quanto tempo ancora i rappresentanti dei partiti e movimenti che conosciamo la smetteranno di autoreferenziarsi solo col voto di pochi, abdicando finalmente da dignità intoccabili che da troppo tempo la maldestra politica nazionale ha benedetto.

Giuseppe “vas” Vassura

 

 

Terremoto, fede Vs scienza?

Il bisogno di trovar ragioni per difenderci dall’imprevisto a volte fanno “sragionare”, qualcuno si è improvvisato messia dicendo che se gli esseri umani si fossero comportati meglio i sismi non sarebbero successi; logico che pregare un dio o un altro di solito porta conforto ma terremoti ed eruzioni vulcaniche sono ineliminabili e da sempre causa dei cambiamenti, anche climatici, del nostro pianeta.
Come il terremoto Tohoku-Ori in Giappone, quello che ha provocato lo tsunami che ha disastrato la centrale nucleare di Fukushima, che ha raggiunto il 9° grado della scala Richter e spostato l’asse terrestre di 17 centimetri, non c’entra la fede, semmai le scienze fisiche e geologiche.

Si deve fare il possibile per prevedere e minimizzare i disastri naturali diminuendo il rischio di perdere vita ma, quando purtroppo si manifestano, certe irragionevoli prediche sono fuori luogo perché siamo mortali e limitati di fronte a questi eventi.

Il sisma che ha interessato quest’anno l’appennino umbro-marchigiano è ancora in essere, uno sciame di scosse che non ha fine, come 101 anni fa, ancor prima che l’Italia facesse il suo ingresso nella Prima guerra mondiale, quando una scossa nel gennaio di quegli anni rase al suolo i borghi provocando migliaia di vittime.

Dal 24 agosto 2016 sono state oltre 21.000 le scosse, hanno crepato le montagne dei Sibillini e abbassato il suolo, sprofondato in certe zone di ben 70 centimetri; la sequenza degli eventi tellurici ancor oggi è interminabile e i sismologi ipotizzano che altri terremoti anche violenti potranno verificarsi, certo è dove avverranno ma non quando si verificheranno perché il processo che lo determina è aimè ancora ignoto in quanto il terremoto dipende da leggi che la scienza ancora non conosce.

L’esperienza di fisici e sismologi si “nutre” all’oggi di simulazioni di laboratorio dove si creano dei microsismi su campioni di rocce per scoprire cosa succede, troppo poco per comprendere ciò che avviene nella realtà del sottosuolo; servirebbero strumenti a ridosso delle faglie interessate dai sismi per capire in diretta, ma opere di perforazione della crosta terrestre a migliaia di chilometri di profondità sono ai limiti della tecnologia e non è detto peraltro che servirebbero ad aggiornare le conoscenze dei fenomeni.

Rimane quindi il dubbio di fare abbastanza per come prevedere eventi del genere quanto quello di ricostruire tutto come prima.

Credo che l’Italia come qualsiasi altro Paese colpito da eventi catastrofici del genere non possa permettersi il lusso di ricreare dalle macerie tutti quei magici borghi medioevali di Umbria e Marche che sono venuti giù, purtroppo no, almeno non dappertutto.

Basterà far bene il possibile ed in fretta e la scelta dovrà cadere non sui simboli del passato, cari solo ai soliti bigotti domenicali, ma su quelli del futuro ossia sul come render sicure abitazioni, scuole, ospedali, strutture atte al governo del territorio e infrastrutture, non ricostruire tutto come prima, è una patetica retorica questa, figlia della solita politica fideistica che in un passato anche recente ha portato solo guai.

Giuseppe Vassura