Norme chiare e semplici per ufficializzare la fine del lockdown e per offrire un orizzonte sereno alleggerendo l’ansia per il futuro, questa in definitiva la direttiva che rompe l’isolamento causato dalla pandemia da Covid-19 perché ultimamente ci si infetta di meno.
Con mascherina e distanziamento via libera perciò alla “mescolanza” che apre la mente, che ci ha (di nuovo) reso vivi ed in grado di (ri)acquistare almeno un po’ della normalità perduta, tanto nei giovani quanto nelle persone più fragili, in azienda come al bar; innumerevoli perciò saranno in futuro le testimonianze tanto di come siamo stati “abbandonati” a noi stessi quanto di come siamo tornati alla vita di socialità, nella scuola, nello sport e nelle relazioni dopo i mesi passati in lockdown, un archivio storico di enorme valore e un punto di svolta della nostra vita che qualcuno un giorno studierà.
La battaglia contro Covid-19 sembra (per ora) vinta grazie alle normative anti contagio frutto sì della paura ma anche di logica, buon senso e civismo sul tema degli assembramenti, anche se le news apparse sui quotidiani dell’ultimo weekend danno di ciò un’immagine contradittoria.
Per un immunologo che infatti dichiara che le uniche ragioni sul perché ci si infetta di meno è grazie a mascherine e distanziamento c’è un epidemiologo che analizzando i risultati dei test trova un virus spesso morto, sono bastate le poche righe di un articolo per risollevare il morale dei 17 milioni di persone che abitano in prossimità dei 7.000 chilometri di costa italiana, che raddoppieranno da qui a poco grazie a ferie e vacanze mordi e fuggi; le prime avvisaglie sul fermento del “divertimentificio” made in Italy si erano già viste qualche settimana fa complice l’impennata delle temperature, dove una gran folla si era riversata sui litorali spesso eludendo prenotazioni per gli accessi gli stabilimenti balneari, distanziamento sociale e assembramenti durante balli e buffet, tanto a Viareggio come a Mondello, così a Rimini quanto a Ostia e Jesolo.
Anche lo sport da questo punto di vista ci ha messo del suo, a Napoli ad esempio, dove il successo dei partenopei nella finale di Coppa Italia contro la Juventus, ha scatenato un’intera comunità di tifosi che è scesa in strada fino a tarda notte per manifestare, in barba alla prudenza del caso, il proprio orgoglio dopo aver visto i propri beniamini abbracciarsi calorosamente in campo a fine partita; ciò si poteva evitare, perché la situazione dei contagi è sì migliorata rispetto al recente passato, ma in gran parte d’Italia si stanno ancora facendo grandi sacrifici perché la curva dei contagi non risalga.
A parziale scusante, in qualche modo quello che stiamo vivendo è un “inedito”, dalla velocità così repentina dei contagi dei mesi passati al recupero delle guarigioni degli ultimi tempi, ma a far riaffiorare i rischi ci vuole poco.
Festeggiamenti perciò ancora da evitare proprio nell’intensità di esposizione e nel tempo, soprattutto se ciò comporta ripetuti baci e abbracci che esponenziano la (eventuale) carica infettiva di Covid-19, che è venuto da metropoli troppo vicine a mercati non controllati igienicamente e dove si sono macellati a cielo aperto gli animali selvatici, un virus che in appena cinque mesi ha trovato da noi l’opportunità di “una vita migliore”, e campa e prospera dove appunto le persone si riuniscono, si toccano e si contagiano.
Giuseppe “vas” Vassura