Quale futuro immaginare, ora?

Medioevo post-moderno, peste dentro di noi, quarantena dello spirito e dei sentimenti, modello punitivo, tramite necessario dal peggio al meglio. 

Le definizioni dettate da percezioni e punti di vista in questo difficile momento si sprecano, oramai, me è lecito riflettere su come gestire la provvidenziale luce in fondo al tunnel che stiamo piano piano guadagnandoci dopo settimane serrate in cui riflessioni e approfondimenti hanno probabilmente cambiato molte delle nostre prospettive.

Se da una parte è difficile pensare a questo virus come a un evento che prima o poi doveva accadere , venuto sulla terra per farci cambiare idea su globalizzazione e sfruttamento di risorse animali, vegetali, minerarie e così via, d’altro canto possiamo e dobbiamo riflettere su una grande opportunità, quanto meno, che la Storia ci mette davanti una volta ogni cent’anni, forse. Si tratta della possibilità di ripartire da un punto zero, da un momento di inizio che ha spazzato via scorie e frammenti precedenti, belli o brutti che fossero. Fare previsioni ci induce anche e soprattutto ad andare in profondità, a esplorare spazio e tempo per costruire un immaginario e obbligarci a navigare in una diversa direzione mettendo davanti a noi più rispetto e senso civico, capacità di osservazione e istinto di osservazione.

La metafora della navigazione e dei grandi esploratori del passato ci servirà sempre, come ci è servita per navigare in rete: restare in superficie per farsi un’idea generale dei venti che spirano nel mare magnum delle informazioni e andare in profondità quando incrociamo l’avvenimento cruciale, quello che ci interessa davvero. Ma per riconoscere l’avvenimento che richiede e merita la nostra attenzione, per il quale dobbiamo batterci e mettere in forza talvolta anche un ideale, dobbiamo prima di tutto eliminare il superfluo attorno a noi, restare in silenzio e ascoltare cosa e quanto ci serve per ricavare le informazioni necessarie alla realizzazione degli obiettivi identificati.

Dice Seneca:

Noi buttiamo al vento tutti gli insegnamenti se prima non ci è chiaro cosa siano povertà e ricchezza, gloria e ignominia, patria ed esilio. Tutte queste cose noi dobbiamo giudicarle stando lontano dall’opinione pubblica, per capire la loro verità e non il loro nome.

Ecco che questo virus ci sta insegnando diverse cose. Se “dopo” riuscissimo a conservare il ricordo di quanto diventano superficiali e inutili le sostanze inquinanti derivanti dal superfluo e a concentrarci sugli ideali da perseguire, saremmo maggiormente in grado di riconoscere quello che serve davvero. Riconoscere le esigenze significa, in tal senso, anche possibilità di ripresa e rinascita per le migliaia di attività, abilità, azioni e passioni che muovono da sempre questo meraviglioso Paese.

Ricordandoci che siamo tutti segnati dalla Storia, la quale continua a insegnarci l’importanza del pensiero critico, della riflessione e dell’ampliamento dei punti di vista come base di (ri) partenza.

Martoni Susanna – Gruppo Cultura di Primola

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About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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