Atteggiamenti sbagliati quasi sempre traggono linfa dal malcostume nazionale che vede noi italiani campioni di solidarietà e sempre in prima fila ad alleviare le pene della gente causate da terremoti (Friuli, Emilia-Romagna, Amatrice), alluvioni (Firenze, Genova, Venezia) e altre calamità, ma solo nelle emergenze last-minute ossia quando la “fatica” di aiutare altre persone in sofferenza sia limitata nello spazio e nel tempo, e soprattutto che non ponga troppi limiti al nostro innato senso del voler presto (ri) tornare alla quotidianità di tutti i giorni, a voler fare le cose di sempre, giuste o sbagliate che siano.
L’esperienza che stiamo vivendo, provocata dagli innumerevoli casi di contagio provocati da Coronavirus, obbligherà invece a lungo sia buon senso verso noi stessi e verso il prossimo, sia una ferrea determinazione sull’osservanza di norme e comportamenti indicati da chi ne sa in materia a riguardo l’attuale emergenza sanitaria nazionale; è perciò di fondamentale importanza in questo periodo l’essere coesi, e ciò impone moralmente e fattivamente il rispetto delle ordinanze (con le buone o con le cattive) e a non farci valere, a farci sentire e a farci notare come a volte ci comportiamo da cafoni incoscienti.
Come e perché le indicazioni dettate dall’emergenza siano invece state ignorate e disattese da una (quasi) maggioranza di cittadini non si comprende, fatti del trascorso weekend parlano infatti di festosa inosservanza dei decreti anti affollamento; non è logicamente la prima volta in Italia che coscienza e doveri vengono a mancare, ma questa emergenza è seria e di certe abitudini (per ora) si deve assolutamente fare a meno.
Così come è tanto da irresponsabili affollare le stazioni sciistiche e pigiarsi in cabinovia per l’ultima sciata dell’anno, è altrettanto grave di questi tempi “cedere” alla tentazione di godere di una boccata d’aria in riva al mare, tanto peggio se ciò coinvolge un gran numero di persone; un peggio del peggio inimmaginabile che è addirittura accaduto in alcune zone rosse come ad esempio quella di Rimini e Pesaro dove su webcam e social sono apparse non le passeggiate domenicali di pochi irresponsabili ma bensì una gran folla che, disobbedendo alle imposizioni degli organismi contro il contagio da Coronavirus, è scesa gomito a gomito a “far struscio” nelle viuzze del litorale, stipando i baretti lungo-molo, godendo tutti assieme della magica atmosfera dei localini alla moda di quelle località di mare e riempiendo all’inverosimile (per il periodo) le location della movida.
Giovani e meno giovani che hanno “sottopesato” evidentemente la colpa (e il rischio per la comunità) di non aver voluto né vedere, né capire la gravità comportamentale del gesto e dimenticando, da babbei quali si sono dimostrati, senso civico e di responsabilità.
Giuseppe “vas” Vassura