E’ di qualche anno fa l’analisi di un centro studi americano (Pew Reseach) che relazionava sulle tre principali paure dei cittadini di 39 Paesi ossia Clima, Finanza e “Mondo Islamico”; attualizzando all’oggi dovremmo forse aggiungere tanto i timori di pandemie infettive (come quella in atto di Coronavirus) quanto quelli dell’infinita serie di news, più o meno fake, che i media purtroppo ormai ci propinano quotidianamente.
L’evidenza climatica quotidiana parla dell’assenza ricorrente delle mezze stagioni tipiche della (ex) fascia temperato-fredda (quella in cui viviamo) che sono state soppiantate dall’anomalia degli inverni miti, come quello attuale che a malapena ha imbiancato durevolmente Alpi e Appennino, e da estati roventi fin da Pasqua che ci hanno purtroppo abituati a convivere con eventi estremi come tornado e trombe d’aria, quasi a confermare la tropicalizzazione in atto del nostro clima.
Le colpe? Delle politiche degli Stati che non considerano come prioritaria la necessità di “svoltare” da un life-style sbagliato e che inquina terra, acqua e aria, non legiferando adeguatamente; ma soprattutto nostra, con la pessima abitudine di cittadini del terzo millennio che abbiamo di correre, correre sempre più velocemente per concentrare e per produrre sempre di più, anziché non fare, rinunciare, ed anche solo per un po’ soltanto “camminare”, in tutti i sensi.
Dai problemi della vita di tutti i giorni al timore verso ciò che può “erodere” i nostri risparmi il passo è breve perché è sì trascorso più di un decennio dalla “crisi Lehman” (2006-2008) ma sembra ieri di cosa si leggeva sui quotidiani finanziari di quel mare di guai che ha inventato i titoli tossici o spazzatura, quella degli organismi di controllo che avevano il compito di vigilare sulla “Borsa” e quella dei politici che non l’hanno permesso solo allo scopo di gonfiare i profitti loro e di manager compiacenti.
Oggi come allora i rimedi contro le crisi della finanza sono sempre gli stessi, rivolgersi all’economia “Old o New Economy” selezionando i titoli seguendo i consigli dei consulenti finanziari, quelli seri però; le cadute e i rimbalzi loro li conoscono bene, ed anche quel famoso detto del Financial Times che dice: ” … anche un gatto morto lanciato da un grattacielo rimbalza un po’ quando tocca terra, ma è sempre un gatto morto…sennò è meglio Las Vegas o Montecarlo !”.
Da ciò si evince che se su Clima e Finanza quel che è fatto (male) è fatto, sulla “Questione Islamica” è diverso perché questo termine fa venire alla mente solo i fanatici del terrorismo, quelli pronti a morire (e far morire) senza esitazione, che ci fanno orrore; la storia però ci dice che anche i cristiani facevano paura ai romani quando, pur di non rinnegare Cristo, preferivano morire in croce o sbranati dalle belve al Colosseo.
Anche loro al pari degli islamici erano fanatici e costituivano un’anomalia ed una sfida al mondo “benestante” romano-ellenistico molle, tollerante e promiscuo, un mondo che i cristiani denunciavano come immorale, corrotto, depravato e come il Regno di Satana; ragioni etico-morali molto simili a quelle care ai fedeli dell’Islamismo la cui religione proibisce l’alcool, l’adulterio ed in generale tutto ciò che delizia il nostro edonismo occidentale.
Purtroppo a differenza del Cristianesimo che è religione di pace, l’Islamismo (soprattutto quello integralista), è di guerra e ha mandato all’assalto guerrieri senza pietà, kamikaze che non temono la morte e per questo fonte (quasi) universale quale terza preoccupazione relazionata da Pew Research assieme ai problemi inerenti i cambiamenti climatici e gli sconquassi che i nostri “beni mobili” possono subire da una finanza dissennata.
l’Italia geograficamente è in generale poco “difesa” ed ogni volta che tanto da sudest sbarcano curdi e siriani quanto da sudovest i magrebini, son guai e si parla (a sproposito) di invasione da parte di fuggiaschi senza passaporto che in realtà non sono profughi ma bensì pericolosi opportunisti, e non invece del loro diritto d’asilo in quanto rifugiati; una diatriba anche politica infinita, ma alla lunga, sebbene il mondo del lavoro chieda immigrati regolari contro la carenza di manodopera italiana, possiamo accoglierli tutti senza limiti?
Giuseppe “vas” Vassura