Lavoro 2020

Il 2020 è cominciato da pochi giorni e, come ogni inizio d’anno, questo momento si accompagna ad aspettative e speranze che riguardano i singoli e la società nel suo complesso.

Tra queste un posto particolarmente significativo è occupato dai temi riguardanti l’occupazione, in particolare giovanile, alla luce di un contesto in cui, anche se appaiono alcuni segnali incoraggianti, continuano ad emergere criticità sul piano economico.

Come Associazione Culturale e di Ricerca non siamo interessati a dati statistici, pur riconoscendo il valore scientifico che rivestono, sia per quanto riguarda le previsioni per il futuro che per quanto concerne la pianificazione di un progetto generale di sviluppo economico e di occupazione che sia all’altezza delle sfide attuali.

Ci interessa, infatti, far notare come dietro i dati ci siano individui in carne e ossa, famiglie e interi territori che spesso vivono condizioni di emarginazione e perdono progressivamente la speranza in un futuro migliore. E’ nei loro confronti che la società intera ha il dovere di cercare soluzioni al problema della disoccupazione che siano capaci di fornire risposte strutturali.

Proprio a partire dal nostro lavoro di tutti i giorni nel campo culturale, della formazione e dell’educazione riteniamo di poter fornire qualche indicazione sulla direzione nella quale pensiamo dovrebbero andare queste risposte.

In primo luogo ci preme sottolineare che il nesso fra educazione, cultura e occupazione non è un argomento retorico ma una realtà, tanto più in un paese come l’Italia, che conta uno dei maggiori patrimoni culturali al mondo. Affermare che “con la cultura non si mangia” sarebbe, quindi, un atteggiamento miope oltre che sbagliato.

La cultura, intesa anche come strumento di costruzione della cittadinanza, è anche necessaria per rafforzare un tessuto sociale sano. Una società più colta è più aperta, più libera e anche più ricca.

L’attività di Primola, che offre iniziative e opportunità variegate rivolte a diverse generazioni, parte proprio da questa consapevolezza; in un tempo in cui la tecnologia progredisce rapidamente e innova a gran velocità il mondo del lavoro, le sue strutture, il suo funzionamento e le leggi che lo regolano, è essenziale che gli individui continuino a formarsi durante tutto l’arco della loro vita a partire dall’adolescenza, anche dopo l’assolvimento dell’obbligo scolastico.

Evidentemente, però, la soluzione di un problema come l’esclusione dal mondo del lavoro e la conseguente disoccupazione o sottoccupazione non spetta solo ai singoli ma costituisce un impegno collettivo nel quale i sindacati, le associazioni di categoria e i corpi intermedi devono avere un ruolo attivo, costruttivo e il più possibile propositivo.

Troppo spesso, infatti, alle affermazioni condivisibili in linea di principio e alle promesse non fanno seguito impegni concreti che siano realizzabili e al passo coi tempi.

Il 2020 è l’anno che apre una nuova decade, dopo una delle crisi economiche più profonde e dure che l’Europa e il mondo occidentale hanno conosciuto dopo quella del 1929. La crisi richiede un ripensamento e una ristrutturazione produttiva generale, che vada oltre le necessarie soluzioni tecniche. Le risposte che vanno date ai giovani non possono limitarsi a pur necessari aggiustamenti economici ma dovrebbero, invece, essere segnate da un impegno equitativo, inclusivo e solidale. E’ attraverso il lavoro, infatti, che le giovani generazioni possono integrarsi pienamente nella società e sentirsi parte di essa. Il lavoro dovrebbe essere di qualità non tanto perché offre a tutti i costi un “posto fisso” ma perché costituisce un contesto di costruzione continua e costante nella dignità sociale.

Nicola Bardasi

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