Il trend del Natale 2019 vede innovazione e design farla da padroni, le piazze d’Italia già decorate da cieli stellati e comete sono adornate da alberi griffati e luminescenti come d’altronde i presepi metropolitani postmoderni che però sono incorniciati (anche) da loghi aziendali che, oltre a cogliere l’occasione per annunciare la natività del Bambino Gesù, informano delle prossime iniziative: collane editoriali, convegni futuri o proposte di viaggi transoceanici lowcost.
Una folla poi di Babbi Natale neogotici con malinconiche musichette in sottofondo stanno recitando rime improvvisate, parole ispirate e citazioni colte da poeti, Padri della Chiesa, filosofi e santi facendo così rimpiangere l’atmosfera più soft del salotto di casa; è di questo periodo d’altronde l’apoteosi della “quantità” e del profilo metropolitano natalizio a cui sempre più dovremo abituarci, coi (finti) pini innevati che ci ricordano poetici paesaggi montani (che restano così nei nostri ricordi), soprattutto perché non (ci) costano niente.
Contraltare di ciò la slavina di proposte e auguri via mail che (rientrati) a casa ci sommergeranno, ecco forse perché in posta elettronica a Natale si tende per disperazione ad eliminare tutto, dalle sigle nebulose a quelle più note dei giganti del Web per ipotetici Cyber Monday (libri, musica ed elettronica), ai pochi (veri) auguri “con tutto il cuore” degli amici; soggetti ma soprattutto oggetti infine per l’albero ed il presepe che quest’anno manco a dirlo dovrà tener inevitabilmente conto dei tempi nostri, un reality nell’ottica “trascuratezza ricercata” che deve ispirare stile green consapevole ed anarchico, soprattutto winderness se si posseggono animali, in una contaminazione di tradizione, divertimento e senso civico.
Un paradiso di festa che ha nel dono il suo valore più consumistico perché la scelta del regalo, che spesso genera ansia, dubbi e dilemmi, va affrontata con lucidità e una buona dose di distacco, perché porta sì allegria e sorpresa ma in futuro dovrà assumere sempre più il significato più alto di “festa” solo se coinvolgerà tutti, anche gli esclusi, quelli che non hanno futuro che dormono su materassi sfondati e coperte sudicie, senzatetto, tossici e poveri che sopravvivono per conto loro e di cui si occupano (poco e male) i volontari delle associazioni nello squallore dei bivacchi.
In periferia non generano gran fastidio e ripugnanza da parte dei residenti che indifferenti passano oltre, mentre il discorso opposto è quello degli sfortunati alla ricerca di un “adesso” migliore che stazionano nelle adiacenze dei centri delle grandi (e piccole) città, che sono sempre più avversati perché visti come storie incompatibili con questo gioioso periodo, dimenticando invece che proprio queste settimane dovrebbero indurre tutti (almeno un po’) a mettersi a “disposizione” per cambiare (finalmente) queste ingiustizie.
Giuseppe “vas” Vassura