'19 fotoarticolo '19 in vino veritas..

In vino veritas, come “bio” comanda

E’ la citazione latina che meglio fa capire che bere vino può incidere sull’atteggiamento delle persone, che perdono inibizioni e possono esprimersi più liberamente dicendo più facilmente la verità; l’abuso invece provoca guai e per questo non va dimenticata la frase completa “in Aqua Sanitas”, che fa intendere quanto preferibile sia la consuetudine di riconsiderare “da sobri” le decisioni prese da ubriachi.

Novembre è da sempre il mese del vino novello che è ottenuto dalle uve non pigiate lasciate a macerare per una decina di giorni sul fondo delle autoclavi, il mosto così prodotto dall’ammassamento dei grappoli fermenta liberando anidride carbonica e viene tolto più volte, e quindi vinificato.

Finito questo procedimento si pigiano successivamente le restanti uve per iniziare la fermentazione alcolica e malolattica secondo il disciplinare italiano che lascia una certa discrezionalità ai produttori sulle percentuali destinate all’ottenimento di questa “primizia” vinicola a fermentazione carbonica, rispetto al totale delle uve trattato invece con le tecniche di vinificazioni tradizionali.

Bilanci che brillano, utili in doppia cifra e comparto occupazionale che sorride al successo italiano in patria e all’estero, anche se la percezione che questa “italianità” non sia all’altezza del vino francese adombra l’euforia degli operatori del settore; a conferma di ciò è da Beaujolais (sud della Francia), una delle culle del vino naturale, che è nata tempo fa la scommessa (vinta) dei cugini transalpini di bere al naturale “senza schifezze dentro”, sfatando le dicerie di quegli anni secondo cui i vini naturali saprebbero di sidro o si presenterebbero sempre torbidi.

Produrre vino pulito in Italia è arte ancora a divenire perché i gourmet negli anni si sono concentrati su altro, sulla pulizia del cibo ad esempio, ossia come produrre verdura e frutta biologica non trattata chimicamente oppure come ottenere carne da animali alimentati con foraggi non modificati geneticamente, sul vino invece siamo rimasti all’anno zero perché e sempre bastato che fosse buono.

In futuro invece servirà sempre più saper coltivare vigneti senza usare pesticidi, diserbanti e concimi e far di cantina abbattendo la solforazione (oggi sotto i 50 milligrammi per litro), soltanto in questo modo il vino a residuo zero sarà ciò che ci vorrà per stare tutti meglio di salute, e poco importerà se ciò sarà stato ottenuto col disciplinare biologico o biodinamico secondo la filosofia steineriana.

Questo obiettivo in Italia è ancora purtroppo molto lontano dall’essere raggiunto anche se un primo (fattibile) passo dovrebbe essere quello di riunire in un “club” tutti i produttori del vino naturale monitorando la loro variegata galassia, che purtroppo è tendenzialmente anarchica; sarebbe così almeno perseguibile l’obiettivo di identificare con certezza il territorio vitivinicolo dove si produce vino pulito grazie ad una sana agronomia, che fa l’interesse dell’ambiente, della biodiversità, ed anche di chi il vino non lo beve.

Giuseppe “vas” Vassura

About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


Warning: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable in /home/mhd-01/www.primola.it/htdocs/giornalino/wp-includes/class-wp-comment-query.php on line 399