Il mondo (alla rovescia) del Calcio

Una volta fuori dallo stadio il tifo organizzato gestiva solo i parcheggi, oggi invece si presenta sul mercato dei reati con molte più “frecce” al proprio arco, è un’organizzazione professionale capace di espletare qualsiasi azione aggregandosi con altre tifoserie “gemelle” di club italiani ed esteri e anche di altri sport, come è accaduto alla curva del Milano (hokey) e a quella dell’Olimpia (basket) che hanno tributato a Daniele Belardinelli, l’ultras nerazzurro deceduto a Milano prima della partita di calcio Inter-Napoli, un saluto caloroso in una sorta di cameratismo di appartenenza, reminiscenza delle squadre mussoliniane, dove gli accostamenti a dinamiche politiche (Casapound) non sono più una novità. 

Odio razzista, antisemita e avversione alle forze dell’ordine, viste come “guardiane del sistema”, si sfoga non più “dentro” lo stadio ma “fuori”; sono solo ricordi sbiaditi le gesta delinquenziali del 7 dicembre 1983 dopo la partita di Coppa Uefa Inter-Austria Vienna dove un tifoso austriaco fu ridotto in fin di vita accanto ai “distinti” dove eravamo noi, o quella bravata ripresa dalle Tv di mezzo mondo dello scooter in fiamme gettato giù dal secondo anello della Curva Nord come fosse una ragazzata fra amici del bar, solo un po’ più spinta.

L’asse tifo/violenza sta dilagando, colpa (a mio avviso) della protezione che il credo calcistico odierno garantisce agli ultrà, che giustifica sempre quelli del cuore colpevolizzando quelli altrui, ciò perché il tifo organizzato di una volta non si è trasformato in quel mostro che è oggi a caso ma grazie alla protezione “morale” dei club e della politica.

Sui fattacci di Inter-Napoli i dati della Questura parlano ad esempio di quasi cento ultrà dell’Inter (Boys San, Viking e Skins) che assieme ai “Blood and honour” del Varese e ai “rossoneri” del Nizza, questi ultimi due gruppi sono una via di mezzo tra movimento politico e squadracce di picchiatori neo fascisti, invasero Via Novara per bloccare i tifosi napoletani; nella calca, dopo un fitto lancio di fumogeni cui seguì la rissa, un’auto passando da una corsia all’altra travolse il Belardinelli che morì poi diverse ore dopo in ospedale.

Razzismo nuovamente alla ribalta per colpa della politica? Forse, perché può capitare che aspetti delle linee di governo possano generare “influenza” nel modo di intendere di qualcuno, come è stata l’eccezione l’insulto razzista nel rugby in occasione del derby di Coppa Europa tra Petrarca Padova e Rovigo, così sono una costante nel calcio i “buu” rivolti qualche settimana fa a Koulibaly, che ricordano le “banane” lanciate in campo vent’anni fa al milanista Ibrahim Ba, come a ricordare che anche allora (come oggi) gli stranieri che volevano entrare nel Belpaese erano mal visti.

 Servirebbe forse più coscienza civile da parte di tutti gli attori in campo, ma soprattutto regole (e sanzioni) certe perché negli anni i razzisti in Italia sono sempre rimasti impuniti, cosa che non succede invece altrove; in Inghilterra ad esempio, dove i responsabili di tali gesta vengono da sempre immediatamente individuati e fermati.

Sospendere il calcio per poi prendere tutti una “pausa di riflessione”, ipotizza qualcuno, per cancellare così un pugno di partite sporcate da imbecilli (accertati) sempre nascosti dietro al “così fan tutti”. Se qualcuno ruba non siamo tutti ladri, ed è per questo che i mascalzoni che violano con insulti il codice morale dello sport, praticando razzismo, illeciti e slealtà in genere, andrebbero identificati, isolati e denunciati da società e tifosi stessi senza alzare tanti polveroni mediatici né sospendere competizioni, logica e buonsenso. Dovremmo anzi ad ogni partita “chiamarli in causa” dagli autoparlanti in ogni stadio e sbeffeggiarli a dovere, assieme alle migliaia di altri tifosi (quelli veri) in un sol coro.

Giuseppe “vas” Vassura

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About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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