Cene & diete, la “mission impossible” di fine anno

In dicembre sono da sempre messe al bando diete e paranoie sull’aumento del girovita, una delle ultime cene in ordine di apparizione è stata quella di S.Silvestro e crisi o non crisi non si è badato a spese.

Il pranzo del 25 con figli, fidanzate, nonni, zii & affini è alle spalle ed ancor prima è stato archiviato (e digerito) quello che ha “aperto le danze” delle tradizionali abbuffate dell’ultimo mese dell’anno, che in certi Paesi è perfino detraibile fiscalmente alla pagina “relazioni col personale”, ossia quello delle cene aziendali; cosa serva poi organizzare una cena fra colleghi di lavoro dai quali a fine giornata non si vede l’ora di “staccare”, è uno di quei misteri a cui non ho mai saputo dar risposta.

Per tanti di noi però le tradizioni del mese di dicembre vanno rispettate perché matrice culturale di una dimensione religiosa di prima grandezza qual è il cristianesimo, per altri invece no.

Da fonti britanniche, l’Oxford Handbook of Atheism, fa sapere che “Nel mondo ci sono tra i 950 milioni ed il miliardo di non credenti, il quarto gruppo religioso a livello globale” e, aggiungo io, a questi interessa solo la password del divertimento (soprattutto a tavola) in cui la felicità del 2018 fa rima col benaugurante (solito) copione dove, al bando ogni proposito di dieta, si farà di nuovo “baracca”.

Dopo aver già consumato quindi gli stanchi ritmi del Natale, e tutto come in un film già visto, il 31 si è fatto rumore, tanto nel cenone quanto ostentando gli ultimi euro in tasca nella discoteca più “inn” per tirar tardi, dove la priorità non è stata quella di ammirare le dame presenti ma soprattutto che il pubblico ci abbia osservato; non è del resto importato più di tanto se si sarà stappato champagne  o spumante ma soltanto che all’alba, alla fine dei “giochi”, siano restate un pugno di energie per la ciliegina sulla torta di quella notte magica ossia la classica sciata sulla neve “in solitario” del primo dell’anno in cui, scimmiottando gli anni d’oro ed il benessere che fu, si è tracciata sulla pista deserta l’unica presenza di vita nell’immacolata monocromia del paesaggio innevato.

E’ però un “life style” questo alla tasca di pochi, la triade delle abbuffate  di Natale, Santo Stefano e Capodanno costa, non solo in euro ma anche in benessere psico-fisico alla faccia della dieta messa temporaneamente in stand-bye, perché così commensando si divorano migliaia di calorie in eccesso con una facilità imbarazzante, sia stando comodamente seduti sulle soffici poltroncine del Caminetto a Milano Marittima quanto sulla rozza panca della tavernetta di casa con gli amici di sempre.

La “strategia della bilancia” invece parla d’altro, è una mission impossible in quel periodo dell’anno ma i conti a tavola si dovrebbero fare prima di Natale e non invece dopo l’Epifania perché questa dieta si ispira alla teoria della memoria del corpo, che insegna: “Se sei stato grasso una volta, il fisico se lo ricorda e vuole ritornare li. E ci riesce specie se ti affanni con la metà delle calorie, perché il metabolismo va in allarme, teme la carestia e comincia a stoccare le riserve”.

Anche a dicembre quindi bisognerebbe volersi bene con la dieta, non paura del cibo, quella l’abbiamo avuta ai tempi della mucca pazza e altre malattie (Sars, Aviaria, Ebola, ecc.) che pur avendo “incubatori” non umani passano a noi lo stesso, allora fu colpa dei mangimi che da sempre hanno violentato la natura dei bovini trasformandoli da erbivori, quali sono sempre stati fin dalla loro comparsa sulla terra, in carnivori per i grassi animali che ora fanno parte della loro dieta.

Anche se radicate sono le convinzioni che di diete se ne possa fare anche a meno, una luce in fondo al tunnel del pressapochismo si comincia ad intravedere perché, complice l’invadenza dei media, alla soglia del mezzo secolo di vita chiunque di noi ha seguito qualche decina di diete; peccato che ciò a poco sia servito, infatti le ultime analisi sulla obesità infantile europea evidenziano come genitore “distratto” proprio quello italiano verso le abitudini alimentari dei propri figli.

Giuseppe “vas” Vassura

About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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