Più di dieci milioni di fedeli pregano Allah in Europa come quasi altrettanti cristiani vivono nel mondo arabo, la maggioranza dovrebbe rispettare la minoranza perché questa è la teoria del buon vivere ma giornalmente invece riceviamo notizie di brutalità perpetuate in nome della fede.
Due miliardi di cristiani si stanno preparando a vivere la più gioiosa delle loro feste, il frigor è pieno, l’albero è addobbato ed i regali sono stati scelti con cura e ben impachettati, viva il Natale.
Lo spazio caritatevole di luce e pace portato da queste festività, che a catechismo il “don” mi insegnava, non si apre però su ognuno di noi, dai rifugiati in cerca d’asilo a quei genitori musulmani che chiedono alla scuola che i loro figli non siano obbligati ad imparare la poesia di Natale, finanche ai nostri militare impegnati nelle cosidette missioni di pace, sono questi solo alcuni degli esempi su come sia (mal) vissuta questa festa dagli “altri”.
Così come l’Islam che il Natale non lo festeggia in quanto Gesù non è figlio di Dio ed è solo un profeta ed i profeti non si festeggiano, è nato sì miracolosamente dalla Vergine Maria ma non è la Parola di Dio fatta carne, e da qui ad esempio il rifiuto (comprensibile) dei genitori musulmani a far recitar le poesie di cui sopra ai loro figli.
Anche gli ebrei non festeggiano il Natale soprattutto per le violenze subite per venti secoli dai cristiani per colpa della Legge ebraica rivelata a Mosè che vedeva proprio in Gesù la fonte delle loro disgrazie, soltanto negli ultimi decenni Gesù è il loro Maestro, ma non il loro Dio.
I buddisti infine non credono in Dio creatore ma il Natale è l’occasione per ricordarsi di questo maestro eccezionale che era Gesù mentre per gli induisti addirittura diventa “avatar”, una specie di incarnazione del divino tra gli uomini e la cui nascita è festeggiata come tante altre.
E’ quindi finito il tempo in cui una sola tradizione imponeva a tutti la propria “visione” di Gesù, così come è finito il tempo della messa in latino, ma il raduno di capelli grigi e occhiali da vista della cerchia di bigotti inginocchiati alla messa domenicale ancora non lo sa.
Giuseppe “vas” Vassura