Gli antidoti dimenticati

Perdono e memoria sono oggi gli antidoti più dimenticati contro i guai, invece sopprimono l’astio rinunciando alle vendette verso l’offensore, che può essere capito, pur restando indimenticabile il ricordo del male.

Anche queste Festività di pace e fratellanza sono purtroppo macchiate da guai, in ordine di tempo sono le turbolenze sociali su quanto reale possa essere un “pericolo fascismo” in Italia derivante da ciò accaduto recentemente, aggressioni, intimitazioni e violenze, metodi fuorilegge che son propri di quell’apologia.

La vita individuale è un valore aperto a discussione ma con chi si macchia di sterminii di massa e violenze razziali come Himmler, Berija, Hitler, Stalin o Bin Laden, ciò non è possibile; l’attaccamento alla comunità nel caso di fascismo  e nazismo, come la sete di giustizia sociale nel caso del socialismo reale sono stati i casi più eclatanti di totalitarismo di destra e di sinistra.

Alla fine però ce ne siamo liberati, come per Saddam Hussein che è stato liquidato dalle sue vittime o i gerarchi nazisti processati dai vincitori; i più invece sono morti nel proprio letto come Stalin o lo spagnolo Franco, addirittura celebrati da groppuscoli di nostalgici.

Sconfitti “sul campo” Pol Pot, dittatore cambogiano e capo dei guerriglieri Kmer Rossi dopo aver decimato un terzo del suo popolo, e Mussolini dove prevalse la giustizia sommaria su quella del processo mentre pochi hanno scelto per sé la propria sorte, come Hitler.

Altri carnefici purtroppo la storia ha lasciato impuniti, soprattutto i tiranni d’Africa come Mobuto ex presidente della Repubblica (poco) Democratica del Congo (ex Congo Belga) o come Bokassa dittatore della Repubblica Centrafricana che gettò sul lastrico il proprio Paese spendendo più di venti milioni di dollari per la sua incoronazione grazie alle amicizie transalpine di Mitterand, De Gaulle e Giscard.

Infine Amin, quello a noi mediaticamente più “vicino” in quanto amico di Stati commercialmente “vicini” a noi come la Libia, decretato “campione” inimitabile di persecuzioni razziali da una Comunità Internazionale inerme e distratta che stimò in non meno di trecentomila le sue vittime fra indiani, induisti e cristiani mentre per Amnesty International questi poveretti furono non meno di cinquecentomila.

Come comprendere (e giudicare) le ragioni di questi folli uomini di Stato? Anzitutto fermandoli in tempo dai loro disegni dissennati, perché è grazie all’intervento delle “organizzazioni” delle Nazioni che si devono garantire i valori della vita individuale in modo che mai più si ripetano queste aberrazioni.

Ho letto che Solgenitsin diceva che “Occorre rinvangare il passato, dar sepoltura alle vittime di violenze e massacri, la memoria non è rancore o vendetta ma custode di verità e libertà”, le storie (anche recenti) di casa nostra sembrano invece confermare la tesi che solo a posteriori crimini e nefandezze sono “giudicati” nella giusta maniera, Repubblichini di Salò come la Resistenza non possono certamente essere messi sullo stesso piano ma solo dopo decenni è stato riconosciuto che, in quel momento di sbando, da entrambe le parti furono commesse tragiche vendette.

Giuseppe “vas” Vassura

About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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