La paura dell’accoglienza, sfida accettata?

Esodo o invasione dall’Africa, terra povera seppur ricchissima di materie prime, entrambi frutto della struggente voglia di vivere e stare al mondo nonostante tutte le difficoltà del passato e del presente, con tenacia, persistenza e fiducia nel futuro; questo perché l’essere umano è animale sociale e se non può contare sulla vicinanza ed accoglienza fisica ed emotiva dei suoi simili viene svuotato della sua stessa voglia di vivere. 

Questa concretezza sulle imprese fattibili ha così spalancato le porte alla migrazione di genti africane dagli Stati affacciati sul mediterraneo verso le coste europee, a noi è toccata la Libia del post-Gheddafi, ancoroggi terra di nessuno e senza una polizia di Stato efficiente; ma non è stato così invece per altri Paesi, la Spagna ad esempio, che pur vivendo anch’essa gli effetti di ondate migratorie ha deciso a suo tempo di pagare di tasca propria il conto al proprio “dirimpettaio” nordafricano in tema di accordi commerciali, esenzioni doganali, investimenti ed aiuti allo sviluppo, ecc., eludendo di fatto la Ue.

Non è detto che ciò possa durare in eterno ma questa sorta di “cintura di sicurezza” per ora ha tenuto ed i numeri del 2016 lo dimostrano in quanto i migranti giunti in Spagna nel 2016 sono stati n° 6.109 mentre quelli giunti in Italia ben 181.000; se si considerano poi i rischi in mare dei migranti “nostri”, dovuti alla distanza della costa libica rispetto quella italiana, e quelli “loro” ad esempio ciò che han rischiato gli occupanti del gommone che il 7 marzo scorso, in nemmeno 10 minuti, li ha portati da Fnideq in Marocco all’isola spagnola di Ceuta, il conto è presto fatto: Spagna un bel 10, Italia non pervenuta.

La “passeggiata” marocco-ispanica in questione quanto “le odissee” di sbarchi nel suditalia sono entrambe facce della stessa medaglia fatta di accordi, aiuti sociali, economici e finanziari ai quei Paesi africani e soprattutto azioni diplomatiche; come in tal senso sta facendo il governo spagnolo, sostenedo a gran voce nelle sedi opportune le rivendicazioni di sovranità sul Sahara Occidentale da parte del governo marocchino. Ecco forse spiegato uno dei mille motivi per cui da quella vicinissima costa africana non è ancora partito (e forse mai partirà) nessun tsunami migratorio verso il continente europeo.

L’accoglienza quanto l’acquisizione della cittadinanza perché nati da un genitore che già la possiede oppure l’acquisizione dovuta al fatto di nascere in uno Stato prescindendo dalla cittadinanza dei genitori sono temi oggi barbaramente strumentalizzati politicamente ed è forse per questo che c’è paura, anche se ad onor del vero neanche ai tempi del Bambin Gesù l’accoglienza era di gran moda, infatti nacque in una grotta; ma la “Betlemme di ieri” dovrebbe insegnare alla “Lampedusa di oggi” come scacciar via queste paure perché sono proprio le occasioni di confronto col passato che dovrebbero tener alla larga i “muri” razziali utopistici e populistici, rigurgiti che sono magicamente riapparsi ad arte negli ultimi tempi, questi sì che fan paura.

Solo opponendoci a questi progetti demenziali di rifiuto nei confronti di certi nostri (sfortunati) simili ci saranno spalancate le porte delle buone occasioni nella vita ed è proprio per questo che questa sfida di soccorso umanitario deve essere accettata, solo così potremo infilare un successo dietro l’altro anche in altri settori della quotidianità e far si che questo termine, accoglienza, diventi una parola come tante altre.

Ma ce lo dobbiamo meritare, la paura dell’accoglienza dei tempi di Betlemme è alle spalle, quella di Lampedusa purtroppo ancora no.

Giuseppe “vas” Vassura

 

About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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