Terremoto, fede Vs scienza?

Il bisogno di trovar ragioni per difenderci dall’imprevisto a volte fanno “sragionare”, qualcuno si è improvvisato messia dicendo che se gli esseri umani si fossero comportati meglio i sismi non sarebbero successi; logico che pregare un dio o un altro di solito porta conforto ma terremoti ed eruzioni vulcaniche sono ineliminabili e da sempre causa dei cambiamenti, anche climatici, del nostro pianeta.
Come il terremoto Tohoku-Ori in Giappone, quello che ha provocato lo tsunami che ha disastrato la centrale nucleare di Fukushima, che ha raggiunto il 9° grado della scala Richter e spostato l’asse terrestre di 17 centimetri, non c’entra la fede, semmai le scienze fisiche e geologiche.

Si deve fare il possibile per prevedere e minimizzare i disastri naturali diminuendo il rischio di perdere vita ma, quando purtroppo si manifestano, certe irragionevoli prediche sono fuori luogo perché siamo mortali e limitati di fronte a questi eventi.

Il sisma che ha interessato quest’anno l’appennino umbro-marchigiano è ancora in essere, uno sciame di scosse che non ha fine, come 101 anni fa, ancor prima che l’Italia facesse il suo ingresso nella Prima guerra mondiale, quando una scossa nel gennaio di quegli anni rase al suolo i borghi provocando migliaia di vittime.

Dal 24 agosto 2016 sono state oltre 21.000 le scosse, hanno crepato le montagne dei Sibillini e abbassato il suolo, sprofondato in certe zone di ben 70 centimetri; la sequenza degli eventi tellurici ancor oggi è interminabile e i sismologi ipotizzano che altri terremoti anche violenti potranno verificarsi, certo è dove avverranno ma non quando si verificheranno perché il processo che lo determina è aimè ancora ignoto in quanto il terremoto dipende da leggi che la scienza ancora non conosce.

L’esperienza di fisici e sismologi si “nutre” all’oggi di simulazioni di laboratorio dove si creano dei microsismi su campioni di rocce per scoprire cosa succede, troppo poco per comprendere ciò che avviene nella realtà del sottosuolo; servirebbero strumenti a ridosso delle faglie interessate dai sismi per capire in diretta, ma opere di perforazione della crosta terrestre a migliaia di chilometri di profondità sono ai limiti della tecnologia e non è detto peraltro che servirebbero ad aggiornare le conoscenze dei fenomeni.

Rimane quindi il dubbio di fare abbastanza per come prevedere eventi del genere quanto quello di ricostruire tutto come prima.

Credo che l’Italia come qualsiasi altro Paese colpito da eventi catastrofici del genere non possa permettersi il lusso di ricreare dalle macerie tutti quei magici borghi medioevali di Umbria e Marche che sono venuti giù, purtroppo no, almeno non dappertutto.

Basterà far bene il possibile ed in fretta e la scelta dovrà cadere non sui simboli del passato, cari solo ai soliti bigotti domenicali, ma su quelli del futuro ossia sul come render sicure abitazioni, scuole, ospedali, strutture atte al governo del territorio e infrastrutture, non ricostruire tutto come prima, è una patetica retorica questa, figlia della solita politica fideistica che in un passato anche recente ha portato solo guai.

Giuseppe Vassura

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About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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