La riforma del Terzo Settore: volontariato, associazionismo, no-profit, coop sociale, onlus

Primola, già l’anno scorso, ha organizzato un incontro pubblico sulla riforma del Terzo Settore di cui si sta ancora discutendo in Parlamento. In quell’iniziativa alcune associazioni come Auser, l’Associazione Per le Donne ed altre hanno dato un contributo al testo della proposta di legge e il deputato Montroni ha raccolto in quel dibattito le osservazioni che sono state sollevate.

L’associazionismo, il volontariato, e di conseguenza il Terzo Settore, oggi più che mai hanno un ruolo determinante fra il pubblico ed il privato per contribuire al cambiamento e alla crescita culturale, artistica, sociale e sportiva del Paese. E’ indispensabile aiutare gli altri, le persone e le famiglie che hanno maggiori difficoltà per costruire una società più giusta e un futuro per le giovani generazioni, questo è il Terzo Settore; enti produttori di beni o servizi verso bisogni essenziali quali la sanità o l’istruzione e anche verso categorie deboli (coop sociali, Onlus, fondazioni, banche etiche, associazioni di famiglie, ecc.), enti che in questi anni di “crisi welfare” sono nati in antitesi e/o supporto a quelli offerti dal “mercato” perché sono senza fini di lucro e sposano in primis la causa etica e non profit tipica del coinvolgimento personale e del volontariato.

Sono ad esempio gli infermieri “lauree brevi” quanto le badanti le figure in ambito sanitario di cui le nostre famiglie con anziani non possono più fare a meno, ma anche le persone che si occupano di intrattenimento ed istruzione per bambini, cree e doposcuola, che sempre più stanno diventando indispensabili punti di riferimento per quella “falange” di genitori che lavorano tutto il giorno.

In tale scenario ci si aspetta dunque che la figura del volontario prenda forma sulla base di effettive necessità comunitarie, poiché la sua busta paga non sarà il denaro ma la solidarietà e l’altruismo, alimentati da una autentica passione volta a migliorare e soddisfare il tessuto sociale di cui facciamo parte.

Dall’altra parte, e analogamente, le associazioni acquisiscono il dovere di operare non verso il proprio mero interesse, bensì sulla base di princìpi collettivisti, dove finalmente l’individuo possa sperimentare il senso e lo spirito della solidarietà restando in mezzo agli altri, potendo donare ciò che egli prova nel profondo del cuore: passione, ideali, valori, amore per il prossimo.

 

S. Martoni
La Redazione

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