Youth – La “giovinezza” secondo Sorrentino

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A due anni da “La grande bellezza” torna Sorrentino e si affida ai suoi storici e fedeli produttori della Indigo film, con un cast americano di rilievo ma con ambientazione europea.

I due protagonisti sono Fred (Michael Caine) e Mick (Harvey Keitel), due amici ottantenni: il primo un ex compositore e direttore d’orchestra in pensione che la Regina Elisabetta in persona vorrebbe di nuovo sul podio per un ultimo grande concerto, il secondo un regista ossessionato dall’idea di girare un film testamento; entrambi trascorrono una vacanza in una Spa termale in un hotel sulle alpi svizzere, a Davos precisamente.
Intorno a loro ci sono Rachel Weisz, la figlia amorevole di Fred, e Jane Fonda, l’attrice feticcio di Mick, l’unica che con la sua brutale verità lo pone di fronte all’amara realtà. All’hotel Schatzalp c’è una umanità fantasmatica che passa da un bagno turco a una sauna, da un massaggio a una passeggiata nei boschi. Anziani e giovani uniti dalla ricerca del benessere.
Ci sono corpi esibiti, corpi segnati dall’età o rigogliosi di gioventù; ci sono Madalina Ghenea che impersona una miss universo con un cervello pensante, e Paul Dano che impersona un divo divenuto famoso per un film commerciale ma che vorrebbe cimentarsi con film d’autore.

E troviamo anche Maradona, un suo sosia ovviamente tra gli ospiti della Spa, grasso e sfatto e il cui futuro consiste nel ricordare i suoi memorabili palleggi. Parlare di un film di Sorrentino non è mai facile perché c’è sempre tantissimo da dire ed è un peccato dover riassumere senza mai cadere nell’ovvietà; bisogna dire che, raccontando l’età senile, il tempo che passa, il rapporto tra genitori e figli, l’amicizia tra due uomini,  il regista ha realizzato la sua opera più personale.
“Youth”è un film semplice ma complesso al tempo stesso perché Sorrentino cerca di essere sempre realistico nelle sue opere, commovente e anche divertente con battute straordinarie dette dai due protagonisti, ma incappa così in un freddo intellettualismo che ad alcuni non piace.

Conclusioni
E’ comunque un film riuscito che esprime il mix di “alto” e “basso” che è il marchio dell’autore. La sua rappresentazione della senilità e del tempo che passa oscilla tra “leggero” e “pesante”; le sensazioni che premono su Fred e Mick portano il regista a concentrarsi sulla “stupefazione” delle immagini, portano al “materico”e al “deteriorato” e questo alla lunga può risultare stucchevole…

E’ un film che va assimilato per la sua mole di eccessiva creatività e per la sua energia “pura e autonoma”.
“Youth ,opera “grande” e volutamente resa “più piccola”, espone alla massima potenza le caratteristiche autoriali del reg Sorrentino.

DANIELA MEROLA
L’occhio cinefilo

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