Recita il proverbio: “Chi semina vento, raccoglie tempesta”.
Ciò mi è balzato in mente leggendo il bell’articolo di Manuel Poletti, giovane e brillante direttore del settimanale faentino SetteSere nonché figlio di Giuliano Poletti, Ministro del Lavoro e dellePolitiche Sociali, che analizzava il “post” elezioni regionali del 31 maggio puntando il dito sull’astensionismo locale dilagante, imputando ciò ad un “Evidente problema di classe dirigente. Non bastano infatti i leader nazionali molto mediatici per risolvere problemi territoriali”.
Al contempo sulle colonne del Corriere della Sera la “prognosi-diagnosi-terapia” di un illustre editorialista e scrittrice quale Dacia Maraini ha rincarato la dose: “Astensionismo figlio della sconfitta di una politica che sa solo litigare. Rissosità, violenza verbale, ritorsioni, strategie, personalismi”. E ancora: “Vince chi urla di più, chi insulta meglio, chi trova con più immediatezza il punto debole dell’avversario e gli lancia la freccia avvelenata”.
Chi semina vento raccoglie tempesta dunque (direbbe mio nonno), ecco il perché i cittadini non votano più nemmeno per il proprio Comune candidati che anche in ambito locale sempre più spesso spiegano le loro scelte politiche attraverso un tweet (dico io).
Certamente le cose cambiano, si evolvono (a volte in peggio) e dell’intera storia dell’umanità l’era che stiamo vivendo è forse quella più esposta ai cambiamenti, è tale lo scarto tra il mondo di due generazioni fa e quello attuale che la quantità di anni che separa noi dai nostri nonni potrebbe venir decuplicata ed è anche per questo che dalla politica e dai suoi attori il cittadino si aspetta finalmente risultati (e cambiamenti).
Scienza e tecnologia cancellano mestieri e ne creano altri, diversi e star fermi non ferma il tempo, ieri c’era la lira, ora è l’euro; il mondo è cambiato, è più veloce, ma colpa di una politica maldestra siamo ancora qua a far i conti con le mafie ed i clientelismi come cent’anni fa.
Ecco perché, anche in ambito locale, i cittadini preferiscono non votare più..
Giuseppe Vas