La guerra: é sempre un mal-affare..

Da sempre le guerre sembra che convengano, portano il mal affare anche se distruggono, annientando esempi di convivenza civile delle pacifiche aree limitrofe che di riflesso solitamente finiscono in una tormentata spirale di violenza che interessa scuole, villaggi inermi o supermercati.

Cambiare questo trend si puo?.. Certamente, basta esaltare ed inneggiare gli esempi di tolleranza multirazziale che vivono milioni di umani bianchi, neri, rossi o gialli, ma ciò non paga in termini economici, la pace non fa alzare il Pil e le disuguaglianze da sempre servono solo a far business finanziario e sempre a vantaggio di pochi…

Non si spiegherebbe altrimenti la performance avuta a suo tempo dell’indice di Borsa a stelle e striscie “Standard & Poor’s“, settore aeronautica e difesa, che nel 2009 recuperò il 55% malgrado la previsione (azzeccata) della società di consulenza statunitense Booz & Company di un taglio al budget della Difesa Usa del 40%; ciò sta a significare che adesso come allora i titoli del settore “difesa” erano, sono e sempre saranno una trincea contro le crisi perché questo settore è un (mal) affare che appartiene alla ristretta cerchia di eletti della finanza mondiale e che, malgrado crisi, produce solidi risultati, genera cassa ed accresce il portafoglio ordini.

Areonautica USA

Il business “guerrafondaio” d’altronde è da sempre stato antesignano di globalizzazione in quanto non conosce confini, così mentre le riduzioni governative alle spese militari di Usa e Europa pesano sui programmo di investimento futuri (ma come detto sopra non sugli utili societari), Paesi come la Cina e l’India negli ultimi dieci anni hanno ammodernato i propri arsenali al ritmo del 10% l’anno; seguono a ruota i Paesi del Golfo per fronteggiare lo spauracchi terroristico, l’Arabia Saudita spende una media di 30 miliardi di dollari l’anno mentre gli Emirati Arabi Uniti sono balzati al terzo posto al mondo per le importazioni di armi convenzionali e tecnologie infrarosso.

Ad avvalorare ciò tempo fa lessi, a fronte una direttiva della leadership americana, che il presidente Obama decise di tagliare una parte del programma antimissile; immediatamente i gruppi industriali del settore cambiarono immediatamente strategia ed andarono a caccia delle società specializzate in cybersecurity, elettronica per la difesa e produzione di veicoli unmanned (senza pilota), come nel caso di General Dynamics che acquistò la Axis Technologies, società attiva nel comparto sensori e fotocellule in campo militare.

Anche gli eserciti grazie alla tecnologia mirano a rendere il singolo soldato come un terminale di informazioni e dati in “real time”, controllato e monitorato dal posto di comando come nel film di qualche anno fa “Green Zone“, ambientato nell’Iraq del post Saddam; tutto questo quindi presagisce un roseo futuro per il settore finanziario che si occupa dei titoli “aerospazio & difesa”,scenario futuribile destinato sicuramente ad avere un forte “appeal” soprattutto sugli asset allocation degli investitori.

Sede S&P a New York

L’indice di 500 società della Borsa di New York  (Standard&Poors 500), dal 1871 ad oggi ha ottenuto in stragrande maggioranza più fasi di rialzo che di ribasso e questo certamente è dovuto al miracolo economico che la “locomotiva” Usa ha saputo gestire nei decenni, purtroppo certi suoi settori finanziari “politically incorrect”, fra i quali quello con titoli di società legate al mondo del “vizio” (case da gioco, alcoolici, tabacco, ecc.) e quello in cui sono presenti società che operano nella difesa civile e militare, credo se ne potrebbe tranquillamente fare a meno; soprattutto per quelli come me che non sanno nemmeno giocare a tresette e che da ragazzini al massimo hanno “sparato” balle al bar.

A che servono allora tutte quelle organizzazioni umanitarie preposte alla pace (e da noi finanziate) che sotto i bianchi gazebo nelle piazze soleggiate sono solo “impegnate” a fornir idee inneggianti a promuovere cambiamenti onesti e produttivi per alzare il Pil in modo sostenibile, ma che si guardano bene da muovere un dito contro chi dalle guerre trae tanti vantaggi?


Vas Vassura

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About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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