Gli anni ’80 sono passati da un bel po’, e con loro anche quel feticismo dell’ avere (e collezionare) tante cose tutte per noi, la musica ad esempio..: oggi non esistono più i cassettoni pieni di musicassette o, peggio, di vinili; si è passati da un “consumo” domestico e chiuso a vere e proprie piattaforme musicali che addirittura ci fanno sapere chi, come e quando, qualcun altro ascolta il genere che a noi piace, così lo stesso per i libri e film, virtualità di cui si fruisce ma che non possediamo ‘tangibilmente’ nella realtà..
L’immediatezza del digitale è infatti una realtà consolidata, parole, foto, testi musicali e libri si chiedono al momento in cui si desiderano ma di contro non si vive e non si gode più del ‘piacere dell’attesa’, che é divenuto un’ ir-realtà.
Saranno i tempi di crisi ma credo sia meglio per tutti iniziare a ridimensionare qualcosa della nostra vita quotidiana, magari a vantaggio di tempo libero e spazi creativi, è un trend questo che affascina i più anche se fa storcere il naso a qualcuno; ho letto da qualche parte che c’è chi ipotizza una ricetta economica alquanto bizzarra, lavorare tre giorni la settimana per poter andare in pensione dopo i 70 anni, ossia godersi la vita “prima” e non “dopo”, come invece ha insegnato quel capitalismo padre della finanza creativa che nell’ultimo quinquennio ha fatto disastri.
“Prima” è meglio dedicare il proprio tempo a cose più interessanti, stimolanti, divertenti e non solo a quelle faccende aziendali di carattere “produttivo”; è una trappola sembra troppo “job”, che può inibire occasioni per nuove esperienze lavorative o inerenti l’arricchimento culturale, è forse giunto il momento di dire basta all’icona politicamente corretta tanto cara ai colleghi di lavoro?
Stare al passo coi tempi è la solita “ramanzina”, oggi però è quanto mai indispensabile, sopratutto analizzando in dettaglio il quadro tragico dell’Italia di oggi che vede consolidarsi un “ir-realismo” inquietante, a volte anche preoccupante, in campi come salute, cibo, città, turismo ma anche persone ed immigrati e che certamente cambierà le nostre vite nei prossimi anni.
Giuseppe “Vas”