Quel muro che divide…

Lo scontro interno alle forze di polizia è stato evidenziato sulle colonne dei principali quotidiani nazionali per bocca dei propri segretari sindacali che hanno ritenuto doveroso puntualizzare torti e attenuanti sui “fatti” riguardanti gli agenti accusati e condannati per l’omicidio (colposo) di Federico Aldrovandi, il ragazzo di Ferrara fermato e malmenato fino alla morte.

“I quattro agenti responsabili del tragico accaduto hanno già scontato la pena senza mai contestare la decisione dei giudici”, evidenzia un sindacalista. “Siamo convinti che chi sbaglia deve pagare ma anche che il modello di guardia armata, cui purtroppo devono attenersi i colleghi, mira ad estremizzare il loro operato per cui sempre più spesso sono costretti ad usare le maniere forti contro quei professionisti della violenza infiltrati ormai dappertutto”.
Perché allora, dico io, questi famigerati “modelli” vengono estesi anche a quei ragazzini, come il povero Federico, che con quei delinquenti nulla hanno a che fare?
Anche per il fiorentino Riccardo Magherini, morto pochi mesi fa, è in corso un’indagine simile e si ipotizzano accuse di omicidio preterintenzionale e omicidio colposo nei riguardi di alcuni carabinieri che sembra abbiano usato la mano pesante durante il suo fermo provocandone un tragico arresto cardiaco. Ci sono diversi testimoni ed è spuntato fuori anche un video sull’accaduto in cui sembra che il povero Riccardo, in evidente crisi di panico, cerchi aiuto e non altro.
Ho l’impressione che da qualche tempo chi deve far rispettare la legge abbia perso il senso dello Stato e che l’uomo in divisa stia dimenticando che è esso stesso il primo muro di difesa che salvaguarda i diritti di tutti noi contro chi dei nostri diritti se ne frega.



La nostra società non sarebbe così civile com’è senza la presenza sul territorio delle forze dell’ordine, la vita pubblica è stata corrosa in passato da scandali e truffe ed una certa burocrazia delinquenziale ha consentito di evadere responsabilità evidenti, ma è sempre stato ripristinato un certo “buon ordine delle cose” grazie alle capacità operative degli uomini in divisa che col loro attaccamento al dovere hanno sempre consentito alla politica (quella illuminata) di porre rimedio a certe drammatiche malefatte. Perché oggi tutto ciò sembra un lontano ricordo?

Non c’è bisogno né di violenza, né di collera e neppure di quel desiderio assurdo di vendetta che cancella le sicurezze e diventa una caccia all’uomo, un drammatico scopo. Esercitare l’ottusa e maldestra violenza non dà sicurezza e l’aggressività di certi attori indebolisce la” forza” della comunità in cui viviamo.

Giustificare le azioni dei nostri accusando gli altri non ha mai pagato, è un muro che divide e di questi tempi sembra non ve ne sia proprio bisogno.

Vas

About Vassura

Residente ad Alfonsine (vicino Ravenna), si è diplomato in Agraria all' Istituto Scarabelli di Imola e da lì ha iniziato a scrivere (giornalino studentesco), ha poi frequentato tre anni di Università a Bologna ed ha iniziato l'attività di assicuratore in Ras, che attualmente ancora persegue ma solo come consulente aziendale indipendente. Gli piace ascoltare musica blues, folk e scarpinare in mountain bike. Animatore e P.r. in località Milano Marittima fino al 2001, é da sempre volontario e socio WWF. Capacità di comunicare e lavorare in team, unito allo spirito di adattamento, immaginazione e capacità di organizzare in modo equilibrato il tempo, fanno risaltare in lui doti di generalista più che di specialista..


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