Solaris- Poster

Solaris 1972: un’ anti “odissea nello spazio”

Dati:

Regia: Andrei Tarkovskij
Fotografia: Vadim Yusov
Montaggio: Lyudmila Feiginova, Nina Marcus
Scenografia: Mikhail Romadin

Interpreti:
Donatas Banionis : Kris
Natal’ja Bondarčuk: Hari
Jüri Järvet: Dott. Snaut
Anatolij Solonicyn: Dott. Sartorius
Sos Sargsyan: Ghibarian

Solaris (Солярис) è un film di fantascienza sovietico del 1972 diretto dal regista russo Andrej Tarkovskij, e tratto dall’omonimo romanzo del 1961 dell’autore polacco Stanisław Lem.

Presentato in concorso al 25º Festival di Cannes, ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria.

La versione cinematografica italiana, “amputata” di ben 40 min da quella originariamente girata da Tarkovskij, è stata edita in videocassetta VHS dagli anni novanta, fino all’edizione integrale in dvd del 2002, restaurata e con l’audio in russo sottotitolato per le parti tagliate a suo tempo.

L’oceano pensante e gassoso

Trama:

In un futuro non precisato, Kris (interpretato dall’ottimo Banionis) é uno psicologo-scienziato incaricato di raggiungere una stazione spaziale orbitante su uno strano e sinistro pianeta chiamato “Solaris”(una sorta di ammasso gelatinoso, gassoso e liquido in continua evoluzione e dalla natura ancora incomprensibile all’uomo)e stabilire se è il caso di continuare le ricerche o dismettere tutta la missione.
Appena sbarcato, trova un ambiente surreale, i pochi membri dell’astronave rimasti in balia di miraggi e allucinazioni, sopraffatti e angosciati. Apprende solo la tragica notizia del suicidio di un membro (Ghibarian) di cui trova un messaggio registrato prima di morire.
Solaris sembra rivelarsi un pianeta “pensante” e, attraverso un singolare processo di sintesi, materializza ricordi e esseri umani passati e già deceduti, che vengono chiamati dagli astronauti col semplice nome di “ospiti”.
Difatti proprio la prima notte, appare a Kris il fantasma della moglie morta diversi anni prima (Hari) e della quale egli conserva un profondo ricordo.
Cosa vuole questo pianeta dall’uomo? E’ veramente Hari o si tratta di una copia creata da Solaris?

Kris e Hari

Opinione:

Sebbene etichettato in Italia come opera di fantascienza con il fuorviante slogan “la risposta sovietica a 2001:odissea nello spazio di Kubrick”, il Solaris di Tarkovskij sembra puntare al non utilizzo di qualsivoglia effetto speciale rilevante, ma si sviluppa più che altro come un viaggio nei meandri dell’inconscio e della mente dell’ essere umano.
La stazione spaziale del film è quanto di meno tecnologico ci possa essere: disordinata, sporca e poco accogliente.

Inoltre l’elemento fantascientifico del pianeta (il non-luogo, questo enorme oceano gassoso che fà da sfondo alle vicende) diventa per Tarkovskij il pretesto, l’ invito a interrogarsi sui motivi che spingono l’uomo a esplorare altri mondi ma anche, e soprattutto, a riflettere sui limiti della propria conoscenza.

Tarkovskij (a destra) sul set: si nota l’ambiente della stazione nel disordine

Emblematica in questo caso la frase che Kris porge al collega cibernetico: “Snaut, ma perché andiamo a frugare l’universo quando sappiamo così poco di noi stessi..?“.

Un film “pesante” e complesso, di “fanta-coscienza” se vogliamo definirlo tale, e di non facile comprensione a causa del ritmo lento e contemplativo di cui é imperniata quasi tutta la pellicola.

Un po’ eccessivamente lunga la scena del viaggio lungo l’autostrada di Tokyo (tagliata per l’edizione homevideo) che, a detta del regista, funge da escamotage per favorire l’“alienazione” e l’allontanamento dello spettatore dal mondo terreno prima di intraprendere il viaggio negli spazi siderali.
La scenografia scelta dal regista appare piuttosto semplice e antiquata, ma é comunque di forte impatto visivo per lo spettatore.
Particolare é l’alternanza fra colore e il bianco e nero utilizzato nelle scene notturne e più calme.
Molto bella e degna di nota la colonna sonora, con l’adagio di Bach che accompagna le scene più suggestive come quella della “levitazione” e della scena iniziale e conclusiva al film.
In diverse scene del lungometraggio é possibile notare la compresenza di un elemento scenografico molto caro e funzionale al regista (l’acqua) che, come vedremo, riutilizzerà nelle sue più importanti opere successive.
Fra le scene tagliate, non mancano alcune sequenze oniriche, come quando Kris, in preda a uno stato confusionale, sogna la sua infanzia e sua madre da giovane che si prende cura di lui (a cui si sovrappone in un secondo momento la figura di Hari..)

Kris immerso nella natura della dacia

Il suggestivo finale, aperto a molteplici sfaccettature e interpretazioni, lascia comunque un segno agghiacciante e sconvolgente nello spettatore, e induce a riflettere sul ritorno alle proprie radici: in questo caso il ritorno alla dimora paterna immersa in una natura molto meno tranquilla e statica di quanto sembri, e in cui l’acqua assume un ruolo chiave e ‘rivelatore’…

Note e conclusioni:
Nel 2002 il regista Steven Soderbergh e l’attore George Clooney realizzano un remake omonimo, ispirandosi evidentemente a questo film.
Tuttavia lo scrittore Lem sembra abbia apprezzato più quest’ultima versione americana di Solaris criticando la versione tarkovskijana in quanto, secondo lui, più fedele alla storia del suo romanzo.

Uno dei capolavori di Tarkovskij, questo film rimane una gemma ‘grezza’ della cinematografia sovietica ed ancora oggi risulta straordinariamente valido e attuale.
A mio parere merita di esser visionato almeno una volta nella sua versione originale anche dai non appassionati del genere fantascienza.

Voto (4,7 / 5)

 

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