Investire nella cultura: una visione ‘pratica’

Cultura
In un’epoca di transizione come la nostra, la parola ‘crisi’ può fare paura.
Tuttavia, se si vuole vedere il bicchiere mezzo pieno, è proprio nei periodi di crisi che si ha la possibilità di operare i maggiori cambiamenti, visto che evidentemente il sistema precedente non funzionava in modo soddisfacente. Per questo motivo occorre chiedersi che cosa non andasse nel modo di essere e di vivere dei paesi cosiddetti occidentali, di cui facciamo parte, e cercare di migliorarlo.

Si è a lungo dibattuto sul fatto che in questo momento storico basato sull’industrializzazione, non si sia dato sufficiente spazio al mondo della cultura, privilegiando forme di impiego orientate quasi esclusivamente all’utilità economica. Fino a quando però il problema non appariva pressante e urgente, si è preferito pensare all’incremento del benessere materiale, del potere d’acquisto, pensando che questi fossero gli indici di sviluppo di una società. Ma se il problema poteva apparire allora secondario, oggi sembra chiaro il fatto che non si possa più prescindere dalla modernizzazione e dal reinserimento della cultura fra i temi a cui dare più spazio. In questo senso, l’Unione Europea è il centro propulsore di programmi e progetti che si diramano nei vari stati e quindi anche in Italia.

A questo proposito, l’UE ha ideato la politica di coesione “strategia Europa 2020” che si propone entro tale termine di raggiungere alcuni obiettivi ambiziosi nell’ambito della crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. I dati interessanti riguardano l’innovazione, in cui ci si propone di investire il 3% del Pil dell’Unione in Ricerca e sviluppo, e l’educazione, che ambisce a ridurre la percentuale di cittadini che abbandonano prematuramente gli studi per renderla inferiore al 10% del totale. Anche sul piano nazionale, il governo asserisce di voler dare la priorità ai tempi dello sviluppo culturale, ad esempio uniformando la percentuale di Pil investito nella cultura con i canoni degli altri paesi sviluppati.
In generale, i programmi di sviluppo, i concorsi e i bandi orientati alla cultura, allo spettacolo, allo sport, nel nostro paese non mancano. Se è compito del governo potenziarli e renderli più fruibili, sta però anche ai cittadini fare ricerche più approfondite per conoscerli e sfruttarli per la propria crescita e formazione personale, che si traduce poi in una ricchezza culturale collettiva. Come punto di partenza si possono ad esempio visitare siti come www.progettieuropei.eu, www.europa.eu, www.europafacile.net, www.beniculturali.it, www.italiadellacultura.it e altri in cui si trovano molteplici programmi, corsi di formazione, progetti e anche mobilità internazionale. Infatti, essere cittadini attivi significa anche procurarsi da sé gli strumenti per progredire, soprattutto quando essi vengono già forniti. Se poi si vuole sostenere la cultura anche economicamente, si possono ad esempio fare delle donazioni alle associazioni che promuovono cultura, turismo e ricerca.
La nostra associazione Primola è impegnata in questi campi ormai da anni nel territorio regionale, ottenendo risultati concreti nella diffusione della cultura e della formazione. Negli ultimi anni abbiamo condotto a termine centinaia di corsi, con grande soddisfazione dei fruitori. Per esprimere il 5 per mille e investire concretamente nella cultura, e quindi nelle persone, potete inserire il C.F. 90026100371 corrispondente all’Associazione Primola nella vostra dichiarazione dei redditi.

Investire nella cultura significa anche questo, ma soprattutto inserirsi personalmente nel processo culturale e arricchire la propria vita di esperienze formative, che sono meno rare e irraggiungibili di quello che generalmente si pensa.

Adriana
Redazione Giornalino

Post correlati:

Warning: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable in /home/mhd-01/www.primola.it/htdocs/giornalino/wp-includes/class-wp-comment-query.php on line 399