La città di New York é da sempre l’esempio: milioni di persone di culture diverse possono convivere conservando usanze, lingua e religioni proprie e sentirsi al contempo cittadini statunitensi.
Come dice il ministro Kyenge l’Italia oggi è un paese “meticcio” dove convivono tante culture e tante persone, e comincia a esserci una fusione tra noi “indigeni” e gli immigrati, anche se il nostro pluralismo non rispetta ancora le identità che esistono in loro, né i valori, né il linguaggio, né le diverse culture.
Hanno imparato in fretta la lingua del paese di arrivo e per loro (ma anche per noi) è stato importante ai fini occupazionali, ma sono troppi gli immigrati che hanno valori che discendono da credenze religiose e queste di solito creano problemi soprattutto quando queste sono “invasive” e provengono da Paesi in cui non c’è una separazione tra Stato e Chiesa.
Questi immigrati di cultura teocratica per noi restano ancora (speriamo per poco tempo)i nemici culturali e, prima di essere naturalizzati, non basta farli giurare fedeltà alla nostra costituzione, è necessario che prima apprezzino le libertà-uguaglianze italiane che da sempre hanno cancellato il suddito e riconosciuto il cittadino.
Possiamo vivere felici in un posto pieno di gente sofferente, evitando di pensare a tutte le persone disgraziate intorno a noi? oppure occuparci dei fatti nostri senza vedere nulla di imbarazzante ed accettare tranquillamente le disuguaglianze?
Da millenni il progresso del mondo è dovuto ai viaggi, ai commerci, alle conoscenze scientifiche e del sapere ma anche grazie alle migrazioni e fermarle oggi recherebbe allo stesso progresso un danno irreparabile; gli immigrati in un mondo globalizzato hanno i bisogni essenziali dei ricchi, pertanto bisogna assicurarsi che sia fatto.
Giuseppe “vas” Vassura – Alfonsine (Ra)